Clip: interviste su Totò (2) | Clip: interviste su Totò (3) |
Clip: "La maschera di Totò" dur. 2' 24" | Clip: "La napoletanità di Totò" 2' 44" |
La televisione lo rende attuale di Goffredo Fofi La sua rivincita sulla critica del dopoguerra, ottusa, idealistica e smaniosa di grandi messaggi democristiani o comunisti. Totò se l'è presa abbondantemente. Ha ritrovato col tempo (dopo pochi lustri di disgrazia) il suo pubblico della grande stagione, anzi accresciuto dal concorso della o delle televisioni. È diventato, diceva Volponi, una sorta di grillo del focolare per ogni famiglia e naturalmente è l'apparecchio televisivo ad aver sostituito il focolare. Non era focolare la sala d'avanspettacolo in cui era cresciuto artisticamente e aveva imparato a definire e controllare la propria comicità e il proprio stesso fisico fin quasi a negarne la pesantezza, nella snodata libertà dei movimenti - e non era focolare il teatro di lusso della grande compagnia di riviste messa su con Galdieri autore, la Magnani soubrette. Non erano focolare neanche le sale cinematografiche di seconda. E neanche quelle di terza visione, quelle delle periferie e dei paesini dove si radunava un pubblico festante, che lo adorava proprio per la sua libertà e diciamolo, per la sua "volgarità". La televisione è focolare perché sta in ogni casa; Totò non ha mai avuto tanto pubblico come in morte, grazie alla televisione. Ma il pubblico è cambiato, è più Io stesso, e la sintonia tra pubblico e maschera è cambiata. Quello di ieri era povero e frustrato, non aveva abbastanza cibo, sesso, libertà. Quello di oggi ha forse troppo cibo, molto più sesso ma non molto meglio gestito che un tempo, e soprattutto, ha davvero più libertà? Forse per questo Totò continua a esserci vicino, grillo del focolare che fischietta oggi in sordina il suo inno sregolato contro i limiti posti dalla società e dalla natura stessa delluomo. |
L'altro Totò di Vincenzo Mollica Sono sempre stato incuriosito dallaltra faccia del pianeta Totò, quella entro la quale mi sono addentrato per anni, con pazienza e tenacia, scoprendo un poeta e un musicista di grande talento. Canzoni e poesie si possono considerare l'altra faccia di Totò, quella più malinconica, quella in cui dava sfogo alla sua vena romantica e sentimentale. Di Antonio De Curtis tutti conoscono "Malafemmena" ma pochi sanno o ricordano che ha scritto oltre cinquanta canzoni alle quali teneva moltissimo. Delle sue canzoni il grande attore scriveva parole e musica con straordinario senso musicale, dato che non sapeva suonare nessuno strumento, ma solo giocherellare con un dito al pianoforte. Quanto ai suoi versi - i primi apparsi nel 1953 in appendice al volume "Siamo uomini o caporali ?" di Esaù e Passarelli, Totò era solito scriverli su foglietti variegati o, negli ultimi anni, dettarli al magnetofono, come ricorda Franca Faldini, "spingendo e rispingendo il tasto per andare avanti, indietro, fermare, cancellare, perché il male alla vista gli impediva di scrivere ". Furono raccolte nel 1964 (e ripubblicate nel '71, da Gremese) in ", A Livella", mentre, dopo la sua morte, Franca Faldini fece pubblicare "Dedicate allammore" (1977, Colonnese Ed., Napoli). "Non c'è nessuna discrepanza tra la mia professione che adoro e il fatto che io componga canzoni e butti giù qualche verso pieno di malinconia - aveva detto Totò -. "Sono napoletano e i napoletani sono bravissimi a passare dal riso al pianto" - Parole che spiegano molto bene il valore che attribuiva loro. |
Tutti hanno in mente la maschera di Totò, però pochi sanno che Totò, in un certo senso, se la fece da solo, modificando quella che gli aveva dato madre natura. La forma del naso gli fu modificata da un pugno ricevuto a scuola, mentre la deviazione della mascella la ottenne con estenuanti esercizi davanti allo specchio per rendere mobile e disarticolata la mascella come il resto del corpo. Il risultato fu una particolare forma asimmetrica: il naso e il mento tendenti a destra, gli occhi allineati su due assi diverse e pronti ad agire indipendentemente la bocca costretta a seguire l'andamento del mento: parte bassa sulla sinistra, si impenna al centro e sulla destra disegna una punta parabolica Tre funerali Totò fu speciale in tutto, anche nella morte. Non ebbe, infatti, come tutti i comuni mortali. un solo funerale, bensì... tre. Il primo glielo fecero a Roma, dove abitava da tanti anni e morì- Il secondo a Napoli, la città in cui era nato, alla chiesa del Carmine, davanti a centinaia di migliaia di suoi concittadini. Il terzo a Napoli ancora, ma questa volta nel Rione Sanità, alcune settimane dopo e a bara vuota. Perché così volle il capo guappo del rione Sanità, dove da una folla immensa Totò nato, per riparare un torto. Si può dire che da questo funerale tris sia nato il revival di Totò che in questi trenta anni, lo ha portato ad essere considerato, a ragione, il più importante uomo di spettacolo che abbia avuto l'Italia in questo secolo. Superprincipe Quando nacque fu iscritto all'anagrafe come Antonio Clemente, con il cognome della mamma. Quando mori, nell'Elenco storico della nobiltà italiana, risultava iscritto come: "Focas Flavio Angelo, Ducas Comneno de Curtis di Bisanzio Gagliardi Antonio Giuseppe di Luigi Napoli, Principe Conte Palatino, Cavaliere del Sacro Romano Impero. Nobile Altezza Reale ". Alla faccia del bicarbonato di sodio, avrebbe detto l'immortale Principe. Ma come fu possibile una simile trasformazione, da figlio di padre ignoto ad erede al trono di Bisanzio? Resta tutto sommato un mistero nella biografia di Totò e dobbiamo accontentarci della spiegazione ufficiale che l'interessato consolidò nel tempo. Le cose erano andate così: Anna Clemente, di famiglia povera, s'innamora del marchesino Giuseppe De Curtis, spiantatissimo rampollo di un'antica casata decaduta. Dopo qualche amoreggiamento di nascosto fra i due avviene "o fatto". Anna rimane incinta mentre il marchesino, terrorizzato dalla proibizione del genitore, non si assunse l'onere della paternità. Così Anna aiutata dalla mamma e dai fratelli tira su il piccolo Totò come può, sognando per lui un avvenire come ufficiale di marina. Soltanto all'età di 30 anni Totò, già affermatissimo attore, quando aveva già avuto tutto dalla vita - fama, denaro e donne - ebbe la gioia di essere riconosciuto da suo padre. Totò finalmente lascia il cognome della mamma e diventa il marchese Antonio de Curtis. Ma non è contento - Per rafforzare il suo già altisonante cognome si mette alla caccia di anziani nobili senza prole da cui farsi adottare. |
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DINO RISI "Ho avuto la fortuna di lavorare con Totò una sola volta, nel '66, in "Operazione San Gennaro". Totò aveva serissimi problemi con la vista, ma davanti alle luci dei riflettori il suo istintaccio geniale riusciva a farlo essere inappuntabile (qualche problema in più ci fu in fase di doppiaggio, perché aveva difficoltà a distinguere le immagini sullo schermo). Sapevo anche prima di lavorarci che era un grandissimo comico, lo sapevamo tutti: non è vero che non avessimo capito il suo enorme talento. Nella vita l'avevo incontrato solo una volta, a un pranzo con Franca Faldini, ma lo conoscevo benissimo come artista fin dai tempi in cui correvo a vederlo a Milano al teatro Esperia e morivo dal ridere. Quando ho lavorato con lui era puntuale e professionale, credo che avesse vissuto sempre per il suo lavoro e che fosse destinato a morire in scena come Molière.
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CARLO CROCCOLO
"Era
un professionista rigoroso, con un'idea tutta sua dell'improvvisazione: e cioè non era
ammissibile nulla, né un gioco, né uno scherzo, a parte quelli che aggiungeva lui nel
copione. Severissimo con se stesso e con gli altri, un'ora prima di andare in scena ci
faceva provare nella sua roulotte le battute che aveva riscritto per noi. Poi tutto doveva
andare come stabilito.
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LELLO BERSANI "Aveva dentro l'antico 'sacro fuoco' napoletano, che gli ha premesso di essere uno dei più grandi protagonisti moderni della commedia dell'arte, nel teatro e poi nel cinema, con un innato per la comicità dei gesti, delle parole, della mimica. Era uno di quegli attori che possono fare tutto: anche commuovere. Solo il fatto di essere italiano e dialettale gli ha impedito il paragone con Chaplin all'estero. Forse è morto troppo presto..."
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Liliana De Curtis - Figlia del Principe Antonio De Curtis - TOTÒ >Articolo correlato: Io lo conoscevo bene< Come si sente a Napoli, città che ha dato i natali a Suo padre? Trovo sempre una grandissima emozione quando mi trovo in questa città; prima di tutto ci sto spessissimo perché mi reco sulla tomba di mio padre al cimitero del Pianto ed ogni volta avverto sempre maggiori emozioni in quanto vi trovo numerose lettere di persone che gli scrivono, considerandolo come un amico in vita chiedendogli consigli, aiuti o di stargli vicino. Questa è una cosa meravigliosa che, aggiunta al fatto che non c'è negozio, che non abbia una fotografia di mio padre, mi fa comprendere il totale amore del popolo napoletano alla sua figura, anzi mi da quasi la sensazione di sentirlo camminare per le strade ed i vicoli di questa città. Enzo CANNAVALE ha detto che ricordare Totò suscita sempre commozione, in quanto appartiene a quegli uomini che non dovrebbero mai morire; cosa ne pensa? Anche per me è la stessa cosa, ma io lo considero, comunque sempre vivo. Cosa ha ereditato da Suo padre? In verità non sono un'attrice, in quanto faccio semplicemente la sua controfigura in uno spettacolo che penso presto sarà portato in giro. Tale rappresentazione ripercorre dalla nascita fino alla sua ultima rivista "A PRESCINDERE" la grande passione di mio padre; io mi ritrovo a calcare le scene recitando alcune sue poesie e cantando la sua famosa "Malafemmina", su cui poi mi dilungo dando spiegazioni particolareggiate circa la nascita di questa canzone e la sua ispirazione di cui possiedo anche lo spartito originale con la dedica a mia madre, sua Musa ispiratrice. Mi dedico a questo spettacolo perché lo ritengo molto delicato, pulito, carino e soprattutto un ennesimo omaggio alla figura di mio padre; anzi colgo l'occasione e l'opportunità di scusarmi, a nome di tutta la Compagnia di cui faccio parte, di aver usato come spunto per questo percorso, proprio il titolo della rivista di Totò. Ho accettato di far parte di questa Compagnia - che si chiama "IL PUNGOLO" - perché sono tutti giovani che conosco da otto anni ed ho cercato di apportare il mio contributo alla loro volontà di espressione. Qual è il Suo ruolo in questo spettacolo? Il mio ruolo ha la funzione precisa di convalidare tutto ciò che si dice in questo racconto che va dalla nascita fino all'ultima rivista; quindi la mia presenza testimonia che tutto ciò che si dice è vero. Inoltre , ho un breve dialogo con due attrici, dando alcune spiegazioni sulla "la bombetta", le donne, etc.; mio intervento finale è la recitazione della poesia "a livella". Lo spettacolo poi, si chiude con la fuoriuscita di Pinocchio da un baule ed il suo papà che gli parla e gli fa la preghiera del Clown, che è tratta dal film "Il più comico spettacolo del mondo". Lei ricopre in questo spettacolo sia il ruolo di attrice che produttrice? Direi di no escludendo categoricamente quello di produttrice, in quanto non c'è nulla da produrre, essendo scene di avanspettacolo e poi, devo aggiungere, da questo punto di vista non sono al corrente di come funzionino le cose; è la Compagnia "del Pungolo" che provvede all'organizzazione.
Qual è il ricordo più caro che conserva di Totò come attore e come padre?
L'ho seguito molto, anche da piccolissima, perché fino all'età in cui non sono
andata a scuola, ho sempre viaggiato molto con "Lui" e con mia madre; quest'odore
di palcoscenico l'ho avvertito completamente, basti pensare che mia madre,
addirittura mi allattava in camerino. Poi ho seguito anche successivamente mio
padre, sia nel Palcoscenico che nel Cinema, andando spessissimo sul set. Come
attore penso che mio padre sia stato il più grande in tutti i sensi; un grande
attore drammatico ed un comico, la cui definizione di comico può apparire
persino limitativa. "Lui" è stato ed è inimitabile, e non c'è da obiettare in
alcun modo che sia solo un fenomeno della comicità. Come uomo era poi di
straordinaria umanità, bontà, signorilità, generosità ed aveva un forte senso
morale che oggi raramente si trova negli uomini. Mi ha insegnato molto: l'onestà
nei confronti di tutti e, soprattutto, l'attenzione per chi ha bisogno di aiuto
morale e materiale; insomma l'interesse verso tutti gli esseri viventi. C'è qualcosa che vorrebbe fare o che pensa si possa fare ancora per la memoria di Suo padre?
In particolare i Napoletani, tutti ma anche gli altri Italiani, da Bolzano
all'ultima punta della Sicilia, hanno contribuito a rendere sempre viva la
memoria di mio padre con l'intitolazione di una piazza, di una statua, di una
scuola (Roma), di questo teatro denominato "Totò" (Napoli); dunque ciò dimostra
che il popolo, il pubblico, è con "Lui" in tutti i modi. Io ho cercato, nel mio
piccolo, di fare qualcosa - anche se non è facile fare qualcosa in Italia;
comunque ho scritto cinque libri su di "Lui" e adesso né sto preparando un
altro. Spero, poi, di aprire un museo nel '98 (nel centenario della nascita)
proprio in piazza dei Vergini, al Palazzo dello Spagnuolo; la Regione Campania
ci ha offerto questo Palazzo per allestire il museo ed il Comune di Napoli si
sta occupando della ristrutturazione per renderlo efficiente; quindi mi pare che
anche le Istituzioni si stiano muovendo per la realizzazione di tale opera che
sarà completamente innovativo. In questo museo, infatti, vi sarà una parte
dedicata esclusivamente al carteggio ed alla filmografia, cui si aggiungerà una
sezione informatica, molto interessante, dove la gente si potrà recare per
studiare o fare certe cose di un livello molto alto, orientati al modello di
museo londinese. Infatti, ci sarà anche un piccolo teatro, dove poter fare
rappresentazioni e poter ospitare pittori, artisti, cantanti, musicisti ed una
piccola scuola di recitazione per le scuole, i bambini, i ragazzi, contribuendo
così alla loro formazione e creando posti di lavoro. Quindi, cercando di completare l'opera benefattrice di Suo padre, si considera impegnata anche nel sociale? "Lui", comunque sta continuando a fare beneficenza. Infatti, nel carcere minorile di Roma, ad esempio, vi è un laboratorio in cui dei giovani realizzano magliette che io, vendo nel mio negozio di oggettistica - Bisanzio - in Filippo Carli, 17 Roma - Pignastelluti. La vendita di queste magliette serve ad aiutare questi ragazzi per un possibile e futuro reinserimento nella società; quindi, comunque mio padre continua ad offrire il suo aiuto ai bisognosi. Dove vorrebbe sia collocata la statua di Totò? Senza alcun dubbio nella piazza dei Vergini, nel quartiere Sanità in Napoli, perché è lì che "Lui" ha vissuto. La signora Liliana De Curtis, ritornerà ancora in questo Teatro Totò assieme alla sua Compagnia di giovani, con uno spettacolo itinerante che rievoca episodi artistici e privati che hanno caratterizzato il "mito Totò".
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