In
Letto a tre piazze c'è una scena in cui Totò e
Peppino vanno a letto insieme perché nessuno stia con la loro comune moglie.
Facevamo la
presa diretta con dei rulli in macchina di trecento metri, e abbiamo avuto la sensazione
che Totò sarebbe andato avanti.
Peppino si doveva addormentare e lui guardarlo, poi
dovevamo dare lo stop.
Ma lui continuava a guardarlo, e non sentendo lo stop Peppino ha
riaperto gli occhi e Totò ha improvvisato: "Ma sa che più la guardo e più mi
piace?" e da lì è nato tutto un altro pezzo, Totò ha fatto delle cose terribili e
divertentissime coadiuvato mirabilmente da Peppino.
Tra Totò e Peppino c'era un'intesa di
tempi che veniva dal teatro napoletano.
Tempi che oggi non ci sono più. Inquadrature che
andavano avanti per metri e metri senza un minuto di sospensione, e tutte improvvisate,
senza perdere un tempo.
L'episodio
di Totò che è l'ultima cosa che ho fatto con lui, per il film
Capriccio
all'italiana, e che credo sia l'ultima cosa che Totò ha girato, era la
storia di uno che odia i capelloni, che li sequestra e li rapa.
Non so, se
Pasolini ha
girato prima o dopo di me il suo episodio. Credo proprio che sia l'ultima cosa che ha
fatto intera.
Venne anche a doppiare certe scene che in presa diretta erano venute male,
con la cuffia. Non era un gran pezzo, si chiamava Il mostro della domenica.
La decadenza
di Totò negli anni Sessanta mi resta un po' misteriosa. I suoi film facevano meno
cassetta, certo. Ne ebbi una prova, e ne rimasi allibito.
Io avevo preparato un film che
si chiamava Il mostro di Roma, che si doveva fare per Buffardi, con Totò e Boris Karloff,
e Gianni non riuscì a chiuderlo. Lo feci poi con Franchi e Ingrassia, che allora andavano
per la maggiore, e si chiamò Un mostro e mezzo.
La stessa sceneggiatura. Non si combinò
per Totò e si combinò per Franchi e Ingrassia!
C'era stata anche questa cosa sciagurata
e orrenda, questa critica che aveva svalutato Totò, dei mascalzoni che avevano un po'
creato un vuoto di critica attorno a lui.
Un po' il calo degli incassi, un po' questa
svalutazione, un po' che era invecchiato, anche se poteva sempre fare delle cose egregie
adatte alla sua età.