Il più comico spettacolo del mondo
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Film a colori durata 70 min. - Incasso lire 430.000.000 (valore attuale € 11.880.165,29) - Spettatori 3.229.000 Video-clip 36 sec. "Il più comico spettacolo del mondo" 1953 di Mario Mattoli. Soggetto e sceneggiatura Aldo De Benedetti, Alessandro Continenza, Ruggero Maccari, Italo De Tuddo. Produttore Antonio Altoviti per Rosa Film, Direttore della fotografia Ferdinando Ris, Riccardo Pallottini e Karl Strauss, Musiche Armando Trovajoli, Montaggio Roberto Cinquini, Sceneggiatore Piero Filippone, Direttore di produzione Alfredo De Laurentiis, Aiuto regista Roberto Cinquini, Fonico Paolo Uccello. Doppiaggio: Mark Lawrence è doppiato da Emilio Cigoli voce principe del doppiaggio italiano e doppiatore storico di John Wayne, Tania Weber è doppiata da Lidia Simoneschi, mentre Maj Britt da Dhia Cristiani e Mario Castellani quando interpreta Karl è doppiato da Bruno Persa, e il Clown è doppiato da Stefano Sibaldi. Interpreti: Totò ( Tottons/una signora), Maj Britt (la domatrice), Marc Lawrence (il proprietario del circo), Franca Faldini (la soubrette), Mario Castellani (il domatore/il parrucchiere), Alberto Sorrentino (Bastian), Tania Weber (la trapezista), Enrico Viarisio (presentatore del film), Enzo Garinei (il presentatore), Salvo Ribassi (poliziotto) e il Circo Togni; Produzione Rosa Film, in ferraniacolor a tre dimensioni. Trama: Tottons (Totò) clown in un grande circo non si toglie mai il trucco dal viso per nascondere un segreto. La vita è angosciata dai ricatti del padrone e dalle gelosie degli altri artisti. Inoltre sulle sue tracce vi è un investigatore. Per allontanare ogni sospetto da lui prende il posto del domatore e, tra l'entusiasmo degli spettatori, malgrado il suo terrore, riesce a farsi obbedire dalle belve feroci. |
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Critica: I fedeli di Totò (che in questi film fatti ad personam la prima condizione è di apprezzare l'attore e il particolare genere di maschera che incarna) troveranno più di una occasione per esilararsi. Tuttavia anche i tipi lugubri come me probabilmente si divertiranno alle buffonate di Totò nella gabbia dei leoni anche se l'episodio non è portato col mordente che occorreva. Filippo Sacchi, "Epoca", Milano, 13 dicembre 1953. Anche se la vicenda prendendo le mosse da un tentativo di parodia che si rifà, fin dal titolo, a un film americano sulla vita del circo, finisce con l'essere soltanto una sbiadita antologia dei più famosi numeri delle riviste di Totò, il pubblico che ha eletto il comico napoletano a proprio beniamino, ride, comunque, si diverte, applaude. Che desiderate di più? "Il Tempo", Roma, 5 dicembre 1953. "Il più comico spettacolo del mondo" è un'esplicita parodia de "Il più grande spettacolo del mondo" (1952) di Cecil De Mille, che riscosse un enorme successo in tutto il mondo, ed è il primo film italiano girato in tre dimensioni (si prelevava uno speciale occhialetto di plastica alla cassa) con brevetto americano. Per dare maggiore rilevo all'aspetto spettacolare e mostrare tutte le mirabili del 3D, fine primario sia degli autori che del produttori, si ingaggiò come direttore della fotografia il grande Karl Strauss. Scene di grande respiro, con oggetti che sembravano sfondare lo schermo ed entrare nella sala, trapezi che oscillano e che danno la sensazione di poter essere afferrati, palle che ruotano e rimbalzano nell'aria, illusioni ottiche di ogni tipo etc etc. Il film praticamente privo di trama, narra del clown Tottons inseguito dalla polizia e costretto a vivere eternamente truccato per non farsi riconoscere e Mattoli, fedele alla sua poetica anticinematografica ripropone lo spettacolo nello spettacolo mostrando tutta la compagnia vera del circo Togni, con acrobati, ballerine, saltimbanchi domatori e clown, così come si esibiscono ogni sera. Un collage di scene staccate una dall'altra e una rassegna di celebri sketches tratti dal vasto repertorio di Totò, tra i quali troviamo dei veri e propri plagi, come quello dei manichini, ripreso da "I pompieri di Viggiù" e quello della massaggiatrice per signora, da "Fermo con le mani". La scena di Tottons nella gabbia dei leoni è un pezzo ampiamente collaudato, che permette a Totò di esibire con generosità tutti i lazzi e le mosse di una recitazione burattinesca prima maniera, per altro giustificata in un personaggio che è un clown. E' evidente che l'inserimento di Totò nel cast è una sovrapposizione e un richiamo quasi pubblicitario, questo infatti è l'unico film a non essere costruito su di lui. La scelta e il calcolo erano giusti, perché si era costruita una miscela esplosiva con il 3D, un titolo di grande richiamo, Totò e il mondo del circo, che per la sua particolare spazialità e per i suoi ampi angoli visuali si prestava bene all' esperimento, anche se poi l'incasso non rispettò le aspettative. Ciò nonostante il film offre una grandissima occasione: poter vedere de Curtis come un clown allo stato puro, nella sua doppia e contemporanea versione di bianco e Augusto. Tra tutte le scene di Totò, la più alta e significativa è la "preghiera del clown" alla quale l'Artista riesce a dare un'intensità particolare, che diventa un'emblematica sintesi di quanto egli era, ossia un vero clown, che ha saputo allacciare in modo indissolubile la malinconia dell'esistenza e la giocosa volontà di ridere. La preghiera si rivolge non a Dio, ma a un più vago "Protettore", in quanto la censura non avrebbe mai tollerato che il nome di "Dio" fosse pronunciato in un contesto tutto sommato prosaico e per di più, come sarebbe poi successo con il film seguente, per bocca di un buffone quale era considerato Totò. Tratto da "Totò principe clown" di Ennio Bìspuri per gentile concessione |
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