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Film a colori durata 82 min. - Incasso lire 234.979.000 (valore attuale € 4.589.359,50) Spettatori 1.293.456 Video-clip 43 sec. "Totò d'Arabia" 1965 di Josè Antonio Della Loma. Soggetto e sceneggiatura Bruno Corbucci e Giovanni Grimaldi. Produttore Alberto Pugliese e Luciano Ercoli per P.C.M. Roma, Produttore Cinematografica Balcazar (Barcellona) in eastmancolor, Direttore della fotografia Aldo Nasciben, Musiche Angelo Francesco Lavagnino, Montaggio Licia Quaglia, Sceneggiatore Juan Alberto Soler, Direttore di produzione Antonio Negri, Aiuto regista Mario Castellani. Interpreti: Totò (mister Totò), Nieves Navarro (Doris), Fernando Sancho (Alì El Buzur), Mario Castellani (Omar El Bedu), Georges Rigaud (Sir Bains), Jose Luis Lopez Vasquez (Paco), Luigi Pavese (sceicco di Shamara), Luis Cuencia (El Kasser), Monica Kolpek (la rossa). Trama: L'impero britannico ha bisogno di accaparrarsi lo sfruttamento di tutto il petrolio che verrà estratto dai giacimenti del Kuwait, e il Capo dell'Intelligence Service affida tale missione ad un domestico, Totò, che con alcuni trucchi riesce a farsi preferire ad uno dei tanti agenti. Per giungere sul posto, Totò dovrà sgominare uno alla volta tutti gli agenti segreti dei diversi paesi che gli fanno concorrenza. Poi, per raggiungere lo Sceicco El Buzur, deve subire un'altra serie di peripezie nel deserto infuocato. Superate anche queste barriere tra uccisioni e tranelli, Totò, per mezzo delle trenta mogli gelose dello Sceicco, sconfigge anche Doris, una seducente spia americana della quale El Buzur si è innamorato, e riesce a farsi adottare. Fatto in seguito interdire El Buzur per infermità mentale, Totò diviene padrone assoluto dei giacimenti e si trasferisce a Napoli ove impianta una raffineria. |
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Critica: Da qualunque parte lo si guardi, è uno dei più brutti film interpretati da Totò. La ragione è semplice: regista, scrittore e produzione sono interamente spagnoli. La cosa peggiore che se ne possa dire è che potrebbe essere un film con Franchi e Ingrassia." (Francesco Mininni, Magazine italiano tv) "Totò è nato leone e tale resta nonostante che gli anni si facciano sentire sulle sue spalle. E' un ennesimo stanco sfruttamento di un successo commerciale e delle residue possibilità clownesche di un grande mimo. Laura e Morando Morandini
Secondo e ultimo film diretto da un regista straniero dopo "La legge è legge", questo "Totò d' Arabia", che è una coproduzione italo-spalgnola e un'evidente parodia di "Lawrence of Arabia" (1962) di Oavid Lean e dei tilm allora popolarissimi della serie "Agente 007" con James Bond, ivi compresa la immancabile guerra fredda, con l'intersecarsi di spionaggio e controspionaggio (vedi anche "Totò nella luna" e "Totò e Peppino divisi a Berlino") risulta una pasticciata quanto disarticolata caricaturaa tutta risolta in nodi narrativi irreali e situazioni pseudocomiche deboli e talora retrodatate a un tipo di cinema anni '50 se non addirittura imparentate con "le comiche finali" del muto, con il teatro d'avanspettacolo e le barzellette sceneggiate degli anni '40.
Insomma un brutto film, del quale si possono salvare solo alcuni momenti della comicità e della bravura recitativa di Totò, che appare sempre più appesantito, con le borse sotto gli occhi e con i movimenti resi difficili dalla quasi totale cecità. La regia è inesistente e il film sembra appartenere alla tradizione italiana del genere, come dimostrano, tra l'altro, i due collaudati sceneggiatori "in serie" Bruno Corbucci e Giovanni Grimaldi.
La maschera di Totò è ingessata nella parodia, ma rivela qua e la, soprattutto nelle scene iniziali, i suoi tipici tratti comici inseriti in una cornice realistica. Man mano che il film si sviluppa, seguendo un percorso sempre più irreale e sconclusionato, l'intreccio diventa pretesto per sceneggiare una seria di sketches uno diverso dall'altro, accomunati tutti, come s'è detto, da una comicità d'epoca e ormai assolutamente rétro, con i classici miraggi nel deserto, l'Oriente di maniera, gli harem da fumetto, le spie che non si capisce bene cosa fotografano, gli intrighi che ruotano su se stessi, con Totò che attraversa indenne questo mondo di maniera per diventare alla fine, l'unico proprietario dei pozzi di petrolio con relative raffinerie installate a Napoli.
Il film s'inserisce in quel filone che inizia con "Fifa e arena" e prosegue poi con "Totò le mokò", "Figaro quà figaro là", "Totò Tarzan", "Totò sceicco", "Totò contro Maciste", "Il monaco di Monza", "Totò e Clepoatra" e "Totò contro il pirata nero". Le voci degli attori di contorno appartengono ai doppiatori italiani più popolari e universalmente riconoscibili, mentre solo alcune gags risultano abbastanza divertenti, come la scena del telegramma scritto senza la lettera "R" e lo scambio di posto al bagno turco, insieme ad alcune battute del tipo "io mangio pane e pericolo; non ho la licenza d'arrestare; io ammazzo, faccio un macello; lei ha un bel seno a transistor; quel connotato non mi è nuovo (guardando il didietro di una donna-spia che sale le scale).
Ved' 'o mare quant'è bello (detto due volte, ripreso da "Totò sceicco"), che cos'è? Una bomba atonica? Sei circasso? - circa casso, salam. Salutame a sorita, glielo detto a priori - a me il priore non m'ha detto niente, questi arabeschi per questi arabi, chi si offende è fetente, cinque ciechi per cinque echi, cosa avete visto, lo spaventapassere? (detto alle donne dell'harem che fuggono alla sua presenza), mentre voi vi sciaquariate, dopo che ho attraversato atlantici e desertici, lei ha la vecchiaia precoce. Si informi. Tratto da "Totò principe clown" di Ennio Bìspuri per gentile concessione |
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