Totò contro il pirata nero
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Film a colori durata 88 min. - Incasso lire 215.213.000 (valore attuale € 3.228.305,78) Spettatori 900.000 Video-clip 51 sec. "Totò contro il pirata nero" 1964 di Fernando Cerchio. Soggetto e sceneggiatura Nino Stresa, Francesco Luzi; Produttore Ottavio Poggi per LIBER FILM in eastmancolor, Direttore della fotografia Alvaro Mancori, Musiche Carlo Rustichelli, Montaggio Antonietta Zita, Sceneggiatore Giancarlo Bartolini Salimbeni, Direttore di produzione Diego Alchimede, Aiuto regista Mario Castellani, Fonico Vittorio Trentino. Interpreti: Totò (Josè), Mario Petri (il pirata nero), Maria Grazia Spina (Isabella), Mario Castellani (un pirata), Aldo Giuffrè (il luogotenente), Giacomo Furia (don Carlos), Pietro Carloni (il governatore), Aldo Bufi Landi (Manolo), Franco Rossel (lo sfregiato). Trama: José, (Totò) inseguito dalle guardie, finisce sulla nave corsara del pirata nero, che scopertolo prima lo condanna poi lo accetta nella ciurma. Ma il pirata geloso del valore di José gli affida una pericolosa missione: partecipare al ballo del governatore per preparare la strada all'assalto dei pirati. Anche qui viene scoperto e imprigionato, ma viene salvato dalla figlia del governatore, Isabella, che chiede il suo aiuto per evitare di sposare Don Carlos destinatole dal padre. Attaccato il castello dai corsari, il pirata nero viene sconfitto in duello da José che lo fa arrestare. |
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Critica: Il filmetto ha un certo lustro di spettacolo che gli scusa la comicità piuttosto grossolana. Inesausta la vena del popolare comico nel divertire, per lo più con gli occhi di parole, lazzi estempoaranei, la platea che da tanti anni gli è fedele. Leo Pestelli, La Stampa, Torni 28 marzo 1964. Tre film di Totò con la regia di F. Cerchio. Dei tre "... è quello in cui emerge con maggiore evidenza la propensione dell'interprete alla trovata assurda, alla comicità astratta, alle gag visive illogiche..." (Alberto Anile).
II film, che per il suo tema e il suo impianto complessivo, sembrerebbe più ispirato ad un gusto popolare da anni cinquanta piuttosto che ad una elaborazione attenta a sfruttare satiricamente l'intreccio, appartiene al genere della farsa storica e della parodia, soprattutto di quei film sui pirati, in modo particolare "Crimson Pirate" ("II corsaro dell'isola verde", 1952) di Robert Siodmak, nei quali oltre alle imprese relative, si mostravano i paesaggi esotici dei "mari del sud". In "Totò contro il pirata nero", che sembra essere stato girato per le sale parrocchiali, il regista raggiunge forse il suo punto più basso, portando la recitazione di Totò ai livelli dei più irripetibili espedienti, tutti risolti in una chiave bidimensionale da cartone animato.
Così degradata, la recitazione di Totò tende ad accumulare molti non-sense, come dire "Buona Pasqua" durante il ballo, cantare all'improvviso, infilzare battute inserite in una dimensione clownesca e surreale. Infiniti e pirotecnici sono i giochi di parole, come pure i lazzi e le metamorfosi funamboliche, che ci riportano Totò indietro nel tempo, alle primissime apparizioni: lo scambio di persona; i duelli; il funambulismo d'insieme e alcune battute fotocopiate; l'esecuzione in mare di Totò e la sua ricomparsa sulla nave come un fantasma".
Alcune volgarità, come la pipì scambiata per rhum, e alcuni vistosi errori di sceneggiatura e di montaggio (l'entrata di Totò nella stanza del pirata nero, che poi invece risulta essere solo) aggravano pesantemente il giudizio su un film del quale il regista avrebbe dovuto vergognarsi.
Ricorrenti e frequenti gli stilemi recitativi e i bisticci dialogici, che vanno ascritti certamente all'immenso repertorio teatrale di Totò, quali il chiamare maresciallo il pirata nero e il mazziere, signor commissario il cerimoniere oppure quando si stupisce che il pirata nero non è commendatore: Lei è un pezzo d'uomo così alto, Dovrebbe essere già commendatore.
Queste sono cose che mi fanno andare il sangue alla testa. In questa farsa storica Totò mette a frutto tutta la sua abilità istrionica, tesa a raggiungere a tutti i costi l'effetto comico, come il combattimento con uno scolapasta in testa ed una spada calamitata, la scalata al muraglione della fortezza e le sbarre della prigione suonate come un' arpa, ma siamo di fronte ad un tipo di comicità ampiamente sfruttata, ripetitiva, da sala parrocchiale, tutta centrata su l'accostamento elementare di eventi seri con strumenti od oggetti plateali, oppure con una mimica tutta risolta nella smorfia o con un uso del linguaggio che si esaurisce nella battuta bruciante o nella deformazione linguistica. Eppure è interessante rilevare che proprio questo tipo di film, dove c'è una minore attenzione e una minore finezza da parte del regista nel controllare la maschera di Totò, questi riesce comunque a rivelare il suo volto da clown, che pure è sempre presente persino nelle interpretazioni più drammatiche. Tratto da "Totò principe clown" di Ennio Bìspuri per gentile concessione |
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