Totò e Cleopatra

 

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Film a colori durata 95 min.  -  Incasso lire 360.000.000  (valore attuale € 4.907.024,79)  Spettatori 2.302.000   Video-clip 50 sec.

"Totò e Cleopatra" 1963 di Fernando Cerchio. Soggetto e Sceneggiatura Ferdinando Cerchio, Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi. Produttore Ottavio Poggi per Liber Film Euro International in eastmancolor, Direttore della fotografia Alvaro Mancori, Musiche Carlo Rustichelli, Montaggio Antonietta Zita, Sceneggiatore Amedeo Mellone, Direttore di produzione Diego Alchimede, Aiuto regista Mario Castellani, Fonico Franco Groppioni.

Interpreti: Totò (Marco Antonio - Totonno), Magali Noel (Cleopatra), Moira Orfei (Ottavia), Mario Castellani (chirurgo), Franco Sportelli (Enobardo), Gianni Agus (Ottavio), Lia Zoppelli (Fulvia), Carlo Delle Piane (Cesarione), Tony Ucci (Nasone), Ignazio Leone (Apollodoro), Pietro Carloni (Lepido), Adriana Facchetti (Publia), Dada Gallotti (Carmiana), Diego Michelotti (un generale), Franco Rassel (il siciliano), Nadine Sanders (un'ancella).

Trama: Marco Antonio (Totò) richiamato a Roma da Alessandria (dove si e' innamorato di Cleopatra) da Ottavio che vuole fargli sposare la sorella Ottavia, viene sequestrato dalla legittima moglie Fulvia che lo sostituisce col fratellastro Totonno, che gli somiglia come una goccia d'acqua. Totonno va quindi in Egitto ma qui maltratta Cleopatra al punto da essere condannato a morte, ma tornato Marco Antonio viene graziato. Ottavio dichiara guerra all'Egitto, muore Marco Antonio e Totonno preso il suo posto torna a Roma al fianco di Ottavia servito da Cleopatra che ha reso sua schiava.

 

 

Film completo: Totò e Cleopatra

Critica: Girato nella primavera del '63 ci presenta un Totò ancora in una duplice veste, secondo film del genere parodia storica ambientato nell'antico Egitto. Da un articolo a firma "vice" su Il Messagero: " [..] La chiave di volta del successo di pubblico che il film è destinato ad avere è ancora una volta Totò. Irresistibile come sempre. [..] Si ride di gusto alle battute dette da Totò e alle sue trovate e si ride addirittura senza ritegno , visceralmente, in alcune scene nelle quali il nostro grande attore comico, vero erede della commedia dell'arte, supera se stesso come quella, ad esempio, della visita da parte dello psichiatra [..] ".
 

E Franco Nicolini da La Nazione: "La rentree di Totò nel cinema non è stata molto felice: una serie di filmetti squallidi, volgari, inintelligenti, in fondo ancora più arretrati e meno veri di quelli che vedevamo dieci anni fa[..] Tutto questo lo ritroviamo oggi, identico, non più rispondente al nostro gusto, stancamente ripetuto con la speranza che pubblici sottosviluppati e provinciali possano far quadrare il bilancio di produttori improvvisati [..] I capelli grigi di Totò, questo autentico attore che per ragioni di cassetta si confina in ruoli di avanspettacolo, sono un pò patetici, in simile situazione".

 

Secondo film del genere "parodia storica", sempre di Fernando Cerchio, dopo "Totò contro Maciste", indubbiamente di gran lunga peggiore di quest'ultimo.

Si tratta di avanspettacolo della peggiore specie, infarcito di barzellette più o meno stupide, più o meno volgari, condite con una recitazione tutta basata sul collegamento di situazioni ed episodi all'attualità politica e sociale degli anni '60 o ad archetipi universali prevalentemente a sfondo sessuale.

 

La storiella, che trae lo spunto, come già in "Totò all'inferno", dal nome di de Curtis/Totò/Totonno (Antonio), è una parodia non solo del fatto storico, ma anche del film colossal "Cleopatra", con Elizabeth Taylor e Richard Burton, per la regia di Mankiewicz, che veniva girato quello stesso anno 1963 a Cinecittà e che era un evento da tutti sentito come eccezionale sia dal punto di vista produttivo che spettacolare.

 

Siamo al solito scambio di persona (Marco Antonio/Totonno), con i due sosia gemelli che si sovrappongono, escono, entrano, parlano, si vestono e si spogliano senza tregua, scatenando equivoci e confusioni, ma il tutto è privo di reale comicità e di spirito: assistiamo a una serie di sketches separati uno dall'altro, tutti girati in studio con i fondali di cartapesta con attori bravi ma qui assolutamente sprecati.

 

Le scene in esterno sono tutti recuperi da film precedenti o di repertorio. Confrontandolo con "Totò contro Maciste", si nota una regressione evidente, dovuta sia alla mancanza di vera fantasia del regista sia all'assenza di una spalla, che porta la recitazione di de Curtis a concentrarsi su punti che non possono essere dilatati, come avveniva con Nino Taranto. Vengono riesumate vecchie e banali trovate del primo periodo, come i due gemelli che si guardano ad uno specchio che non esiste, tratto da "Animali pazzi"; i continui scambi di persona, come ne "L'allegro fantasma", "Totò terzo uomo" e "Totò a Parigi"; le pernacchie, il gioco della lingua che esce fuori con i vari colpi delle mani sul viso; la camminata a gambe larghe; le smorfiette e l'ondulazione della testa in senso orizzontale lungo gli omeri ecc., fino al discorso alla plebe, che è un'imitazione del famoso pezzo teatrale di Petrolini in "Nerone".

 

È inutile dire che la trama non esiste e che Totò si aggira per il film mettendo a frutto la sua immensa professionalità. che la fa brillare, ormai invecchiato e appesantito, pur essendo prigioniero di una barzelletta. Totò canta 'a luna rossa me parla 'e te", per due volte deforma la voce come in "Signori si nasce" ed esprime talora un tipo di comicità alla Rascel, cioè basata sulla freddura con relativo ammiccamento al pubblico complice. I soliti giochi linguistici con chiari riferimenti all'attualità o al mondo moderno come: potresti andare meno svestita.

È forse questione di censura?; nazionalizziamo!  speditemela subito a Roma, come campione senza valore; Cleopatra è una girl frend, l'ho conosciuta in un night; tu te la faresti la giaguara?; modestamente, me la cavicchio; viva la biga (con chiara assonanza oscena); e poi ancora veterinari per veterani; mi mangio la parola. Sono un magiaro; l'ho fatta grossa... io in mezzo ai generali l'ho fatta grossa; stiamo perdendo come Romani, come Egiziani o come fregnoni?

Tratto da "Totò principe clown" di Ennio Bìspuri per gentile concessione


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