Film in
B/N durata 90 min. - Incasso lire 240.000.000 (valore
attuale € 6.198.347,10) Spettatori 1.724.000
Video-clip 38 sec.
"Totò cerca pace" 1954
di
Mario Mattoli.
Soggetto da una commedia di Emilio Caglieri.
Sceneggiatura Ruggero Maccari, Vincenzo Talarico, Emilio Caglieri, Mario Mattoli.
Produttore Rosa Film Titanus, Direttore della Fotografia Riccardo
Pallottini, Musiche Carlo Savina, Montaggio Roberto Cinquini,
Sceneggiatore Alberto Boccianti, Direttore di Produzione Alfredo De
Laurentiis, Aiuto Regista Roberto Cinquini, Fonico Roy Mangano.
Interpreti: Totò (Gennaro Piselli), Ave Ninchi (Gemma,
la moglie), Isa Barzizza (Nella), Paolo
Ferrari (il commesso), Enzo Turco (Pasquale), Gina Amendola (Adele),
Corrada De Mayo (Rosina), Cristina Fanton (Mirella), Giovanni Nannini
(Celestino), Gabriella Ugolini (sorella di Celestino ), Cesarina Cecconi
(madre di Celestino ), Vincenzo Talarico (l'avvocato), Nino Vingelli (il
cameriere), Ughetto Bertucci (un testimone), Renzo Biagiotti (Oscar
Caporali), Franco Caruso (il dottore), Gianni PartanFla (un giocatore
alle corse ).
Trama: Il vedovo Gennaro Piselli (Totò) e la vedova Torresi,
entrambi senza figli, incontrandosi spesso sulle tombe dei rispettivi coniugi entrano in
amicizia e decidono di sposarsi. Ma i loro nipoti sono contrari alle nozze e suscitano in
loro calunniosamente la reciproca gelosia. Alla fine i due smascherano i nipoti e
ritrovano la serenità.
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Film
completo: Totò cerca pace |
- Critica: È difficile per Totò sfuggire ai gesti e
alle battute che l'hanno reso simpaticamente noto nella rivista; e forse per questo egli
è capace di non far naufragare un film che riposi unicamente sulle sue spalle, Contando
sulla sua vena, che, pur stracca dall'uso, riesce a zampillare ogni tanto, il regista
Mario Mattòli ha girato uno spettacolo di puro divertimento con una vicenda farsesca che
basa la sua comicità sulle nozze di due vedovi attempati.
Dario Ortolani, "Nuova
Gazzetta del Popolo", Torino, 18 dicembre 1954.
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Con "Totò cerca pace" si conclude la serie dei tre
film dal titolo "Totò cerca...", iniziata con "Totò cerca
casa", il fortunato film di Steno e
Monicelli, che aveva rivelato per la prima
volta che era possibile mescolare e armonizzare in una fusione impeccabile
gli assetti surreali e comici della maschera e della "marionetta-Totò".
Guidato da tre registi differenti, con nomi differenti anche i personaggi
(rispettivamente Beniamino Lomacchio, Totò e Gennaro Piselli) de Curtis
esaspera gli aspetti surreali di "Totò cerca moglie"
e quelli realistici di "Totò cerca pace" strettamente uniti nel primo film
della serie. I primi due film erano sostanzialmente delle farse, questo
"Totò cerca pace", a parte alcuni passaggi, ha più la struttura della
commedia, con una recitazione molto misurata, attenta ai piccoli dettagli,
estremamente umana e contenuta sempre nell'ambito del realismo.
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L'interpretazione che Totò fa di Gennaro Piselli, un mobiliere napoletano
trapiantato da venticinque anni a Firenze, è molto ben calibrata e rende in
forma perfetta lo straniamento ("siamo italiani all'estero"), l'ironia sui
costumi della città con frequenti imitazioni del toscano ("suvvia... e 'un
mi far ingrullire") e la infinita generosità nei confronti del vecchio e
sempre affamato amico Pasquale Pallante (Enzo Turco). Il personaggio rientra
dunque in quella casistica del Totò umanizzato, realistico, anche se
fortemente connotato in chiave leggera. La recitazione appare tuttavia,
rispetto alle altre prove del genere, più rallentata, più sobria, quasi
stanca e disincantata. Possiamo gustare la forza di Totò solo nei rari
momenti in cui l'ictus comico (alcuni monologhi, i duetti con Enzo Turco,
Ave Ninchi e il nipote avido) ha il sopravvento, rivelando in pieno tutte le
corde del suo talento recitativo.
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Il film è tutto giocato sul registro stilistico dell'humour nero (la scena
iniziale dei due vedovi al cimitero, l' evocazione esplicita e continua
della morte, il viaggio di nozze a Capri, fino alla scena dei due che si
fingono morti e tirano calci ai nipoti) e per certi versi richiama anche "Napoli
milionaria", "47 morto che parla" e "Totò
e i re di Roma" anche se qui la "maschera" si è completamente dissolta e
il volto di de Curtis sa rivelare nelle singole pieghe, nello sguardo, nei
movimenti e nella pacatezza del parlato, tutta la sua umana fragilità, che
non era assolutamente visibile ne nel dinamico Lomacchio ne nel flemmatico e
farsesco Totò di "Totò cerca moglie".
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La figura di questo personaggio è più vicina alla tipologia del Rocco di "Una
di quelle", col quale condivide generosità e debolezze, umana pietà e
conoscenza del mondo. "
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"Totò cerca pace" è la dimostrazione inoppugnabile che le qualità recitative
di de Totò non possono essere ristrette al puro surrealismo o alla comicità
di stampo marionettistico, macchiettistico e d'avanspettacolo, nelle quali
eccelle senza rivali, ma raggiungono il vertice quando sono abilmente
amalgamate con una recitazione realistica, sia questa in chiave di commedia
o in chiave drammatica o tragica.
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Sarà poi solo Pasolini a portare alla
luce l'ultima faccia del prisma recitativo di Totò, quella che si collega a
un surrealismo realistico e metafisico, in cui tutti questi aspetti delle
risorse dramrnaturgiche di Totò (nessuna esclusa) trovano una sintesi
inedita.
Tratto da "Totò principe clown" di Ennio Bìspuri per gentile concessione
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