Totò cerca moglie
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Film in B/N durata 76 min. - Incasso lire 279.450.000 (valore attuale € 10.330.578,51) Spettatori 2.852.000 "Totò cerca moglie" 1950 di Carlo Ludovico Bragaglia. Soggetto e Sceneggiatura Vittorio Metz, Age, Furio Scarpelli, Alessandro Continenza. Produttore Raffaele Colamonaci e Umberto Montesi per Forum Film, Direttore della Fotografia Mario Albertelli, Musiche Amedeo Escobar, Montaggio Roberto Cinquini, Sceneggiatore Alberto Boccianti, Direttore di Produzione Nello Meniconi, Aiuto Regista Roberto Cinquini, Fonico Kurt Doubrawsky. Interpreti: Totò (Totò), Mario Castellani (Castelluccio ), Aroldo Tieri (Pippo), Marisa Merlini (Luisa), Ave Ninchi (Agata), Elvy Lissiak (Teresa), Anna Maestri (la negra), Luigi Pavese (cav. Bellavista), Marcella Rovena (signora Bellavista), Vira Silenti (Matilde Bellavista), Enzo Garinei (Severino Bellavista), Zoe Incrocci (Norina), Nerio Bernardi (il dentista), Paul Mueller (Z15 lo zoppo), Giovanna Galletti (l'agente K8), Nino Marchesini (l'ambasciatore), Franca Tamantini (impiegata dell'agenzia Fido), Annie Sommers (Adelina), Bruno Cantalamessa (cliente del dentista), Mario Meniconi (Giuseppe). Trama: La zia australiana di Totò gli preannuncia del suo arrivo con una ragazza di colore, Adelina, che vuole dargli in moglie. Un amico di Totò gli consiglia di farsi trovare già sposato, e di cercare quindi moglie presso un'agenzia. Dopo una serie di equivoci arrivano la zia e Adelina che si scopre essere una splendida ragazza la cui foto era stata scambiata con quella di un'altra persona. |
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Critica:
Indimenticabile la scena in cui Totò va a trovare la
famiglia Bellavista: l'intera famiglia non vede ad un palmo
dal naso, così per mettersi al loro livello, indossa un paio
di occhiali che non gli permettono di vedere nulla, in un
susseguirsi di equivoci e disastri.
Curioso il finale del film quando Totò e la futura moglie, inseguiti, si rifugiano al Teatro Sistina dove stanno proiettando proprio Totò cerca moglie: i due entrano per vedere come va a finire. Il film è un susseguirsi di sketch comici di Totò. E' diretto da Carlo Ludovico Bragaglia, regista con cui il Principe della risata lavora in diverse occasioni. Bragaglia esordisce nel 1933 con "O la borsa o la vita", lavora in sessanta film, di cui l'ultimo "I Quattro Moschettieri", nel 1963.
Premesso che nel 1950 Totò ha girato ben 8 film, con una
media di uno ogni mese e mezzo, si vede subito che questo "Totò
cerca moglie", secondo della serie "Totò cerca...", (il
terzo ed ultimo sarà "Totò cerca pace",
del 1954), è stato girato in dieci giorni: quasi tutte le
scene sono in interno, con scarsi movimenti di macchina e
una scenografia raffazzonata, ma proprio questo dà al film
la sensazione giusta, cioè quella di essere un carosello di
sketches tratti dal teatro di rivista e messi su alla meglio
per un film cucito intorno al personaggio. Ovviamente la
presenza di Metz nel gruppo degli sceneggiatori e la regia
di Bragaglia contribuiscono non poco a dilatare il
canovaccio e a farlo lievitare, come sempre, oltre la
barriera di un decoroso realismo, trasformando il film in
una "farsa surreale".
Ciò premesso, la recitazione di Totò
risulta perfettamente aderente allo spirito del film,
essendo calibrata e gioiosamente liberata all'interno di un
invisibile proscenio, come se ci fosse il pubblico che
assiste allo spettacolo. Siamo quasi a "I
pompieri di Viggiù" senza il pretesto, ben sperimentato
da Mattoli, di esibire
proprio la scena teatrale.
La trama, che è un simulacro e un
pretesto per mettere in azione Totò, è costruita sul solito
espediente dello scambio di persona, sulle ipotetiche
ricchezze da ereditare, zie dall'Australia, violente gelosie
e via enumerando. In questa collezione di sketches emerge
quello della famiglia Bellavista, che, pur sembrando uscito
dal "Corriere dei Piccoli" e pur se esagerato oltre misura,
risulta molto efficace sul piano della schietta comicità,
alla quale Totò si abbandona completamente con il suo
vestito di scena (pantaloni cortissimi e scarponi), una
mimica misurata e perfetta, un'organizzazione interna dei
movimenti senza errori e, all'interno di quella struttura,
senza esagerazioni. Altre sequenze corpo se sono nell'ordine
quella del finto dentista, con uno sviluppo alla Ridolini,
ma con un Totò sempre attento a non cadere nell'assurdo e
nell'esagerato sul piano recitativo, e quella all'ambasciata
di Papilonia, con gli invitati che improvvisamente diventano
tutti zoppi.
È evidente la parodia che Bragaglia inserisce
dei film di spionaggio e soprattutto di "Documento Z3" di
Alfredo Guarini (1942). Meno riuscita la lunga sequenza
centrale del boomerang, dove il film si avvita su se stesso,
diventando una parodia di una pochade. Non mancano le solite
battute del tipo aufwiedersehen, fermo con le mani, la mia
arte è assenteista, sono occhiali da preside? , io
piaciucchio, io sono un uomo di mondo, vado soggetto a
queste amnistie cerebrali, che ormai accompagnano Totò in
ogni film di genere, rendendolo simpatico oltre misura.
Il
finale presenta un interessante inserto metafilmico, perchè
Totò e la futura moglie, come sempre inseguiti, si rifugiano
al teatro Sistina, dove stanno proiettando, con tanto di
cartello pubblicitario, "Totò cerca moglie" e i due entrano
per vedere ! "come va a finire". Ci rendiamo solo allora
conto che Bragaglia è andato oltre l'espediente di
Mattoli, avendo inserito il
film in un film.
Tratto da "Totò principe clown" di Ennio Bìspuri per gentile concessione |
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