Animali pazzi
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Film in B/N durata 77 min. Girato negli stabilimenti della Farnesina "Animali pazzi" 1939 di Carlo Ludovico Bragaglia. Soggetto Achille Campanile; sceneggiatura: Gaetano Campanile, Achille Campanile, Carlo Ludovico Bragaglia, Ivo Perilli, Ettore Margadonna; Produttore Gustavo Lombardo per la Titanus, Direttore della Fotografia Piero Pupilli, Musiche Ezio Carabella, Montaggio Giacinto Solito, Sceneggiatori Nino Maccarones, Antonio Valente Direttore di Produzione Carlo Jose Bassoli, Aiuto Regista Maria Teresa Ricci, Operatori Giulio Rufini, Francesco Izzarelli, Mario Pupilli, Truccatore Mario Giuseppe Paoletti, Fonico Kurt Doubrawsky. Interpreti: Totò (il barone Tolomeo de' Tolomei/Totò), Luisa Ferida (Maria Luisa), Calisto Bertramo (il maggiordomo) Adonella/Lilia Dale Hand (Ninetta), Dina Perbellini (la direttrice dell'ospedale), Bianca Stagno Bellincioni (zia Elisa), Claudio Ermelli (il notaio), Raffaele Giachini (il pretendente), Cesare Polacco (il creditore), Giuseppe Pierozzi (il veterinario), Pina Gallini (la proprietaria del cavallo pazzo) e con Enrico Gozzo.
Trama: Il barone Tolomeo se entro 48 ore non
sposerà la cugina vedrà andare ad un ospizio di animali pazzi l'eredità lasciatagli
dallo zio.
Per guadagnare tempo manda Totò dalla
fidanzata. |
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Film completo: Animali pazzi
Critica: Dopo Fermo con le mani per la regia di Gero Zambuto, questo Animali pazzi è il secondo film di Totò e l'unico tentativo surrealista della sua carriera. Viziato da una produzione senza soldi, il film costituisce un netto regresso della "maschera" del personaggio Totò: l'uomo non esiste, a tutto vantaggio della marionetta becera, tutta mosse e snodamenti del corpo, costretta a muoversi all'interno della solita trama di maniera (il sosia, l'agnizione finale, l'eredità ecc.) senza un minimo di intelligenza.
E il regista stesso non chiede altra bravura al personaggio. Il surrealismo di Campanile, i cui risultati in letteratura sono straordinari, in cinema, non funziona e Totò sembra una sagoma del "Corriere dei Piccoli" a cui per miracolo sia stata data l'opportunità di muoversi.
L'inizio del film è un topos ricorrente (già in "Fermo con le mani") con i tentativi frustrati di suicidio (il gas staccato perché l'utente è moroso, la pistola scarica, il treno che cambia binario all'ultimo momento, che è un plagio da Buster Keaton e che verrà a sua volta riutilizzato da Paolo Heusch ne "Il Comandante"). Abbondano e vengono ostentati come fatti straordinari gli effetti speciali, quali l'immagine doppia, il cavallo sul tetto, la pellicola all'indietro ecc.; oppure le trovate basate su equivoci linguistici, la specialità di Campanile, come le parole "acqua" e "fuoco" ripetute dalla servitù; come quella che il pesce martello è triste e non ha uno scopo nella vita perché non esiste il pesce chiodo; il cane afflitto da amnesia che ha dimenticato il suo nome; lo scambio del "sonnifero" con il "suonifero", per cui chi lo beve si mette a cantare. Evidentemente questi trucchi cinematografici, che in se riprendono il cinema degli anni '10, sono ancora offerti al pubblico come l'estrema spettacolarità di cui il mezzo è capace.
A parte i virtuosismi contorsionisti della "marionetta", il film sembra muto. Ennio Flaiano su Oggi dava questo giudizio: «...seguita ad essere il solito Totò, trasportando sullo schermo il bagaglio superfluo del palcoscenico, forse convinto che ciò basti. A sua discolpa Totò potrebbe addurre che in questo film i personaggi alla sua cura e i fatti che avrebbe dovuto animare sono stiracchiati, convenzionali».
Il film doveva uscire con questi titoli: "Totò N. 2", "Fiori d'arancio", "Bella faccia il cuor l'allaccia", "Vicino a te col cuore", "lo muoio disperato" e "Il neo col pelo". Già nel 1939, con l'ipotesi del titolo "Totò N. 2" si intendeva mettere in cantiere una vera e propria serie centrata sul nome "Totò", indipendentemente dal regista. Solo nel 1948 con il film "Toto al giro d'Italia" si darà inizio alla lunga serie di titoli centrati sul personaggio. "L'allegro fantasma" (1941) prenderà il titolo "Totò allegro fantasma" mentre "Due cuori tra le belve" (1943) sarà presentato con il titolo "Totò nella fossa dei leoni". Partner di Totò, nel ruolo di Maria Luisa, l'amante gelosa, è Luisa Ferida, che poi si pentì pubblicamente di aver lavorato insieme a Totò. Il film richiama "O la borsa o la vita" (1933) dello stesso regista, nel quale si racconta di un povero diavolo che cerca disperatamente di suicidarsi in mille modi, senza mai riuscirvi. <<Articolo correlato: Totò visto da Carlo Ludovico Bragaglia>>
Tratto da "Totò principe clown" di Ennio Bìspuri per gentile concessione
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