L'allegro fantasma

 

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Film in B/N durata 85 min.  -  Girato negli stabilimenti di Cinecittà

"L'allegro fantasma" 1941 di Amleto Palermi. Soggetto Carlo Ludovico Bragaglia, Ettore Margadonna, Pietro Solari. Sceneggiatura: Carlo Ludovico Bragaglia, Ettore Margadonna, Amleto Palermi, Pier Luigi Feraldo. Produzione Capitani Film/Fono (Roma), Direttore della Fotografia Vincenzo Seratrice, Musiche Dan Caslar dirette da Alberto Paoletti, Canzoni Dan Caslar e Michele Galdieri, Montaggio Giacinto Solito, Sceneggiatore Gastone Medin, Direttore di Produzione Giuseppe Sylos, Aiuto Regista Pier Luigi Faraldo, Assistente Fede Arnaud, Fonico Giacomo Pitzorno e Mario Amari.

Interpreti: Totò (Nicolino/Gelsomino/Antonino), Luigi Pavese (Temistocle), Franco Coop (Maurizio Devalier), Trio Primavera Isa Bellini/Wilma Mangini/Thea Prandi (Rosa, Titti, Lilli), Paolo Stoppa (Gigetto), Amelia Chellini (Lia), Dirce Bellini (Giovanna), Elli Parvo (Erika), Claudio Ermelli (Battista), Augusto Di Giovanni (Asdrubale), Livia Minelli (la cameriera), Giulio Donadio (il brigadiere), Lydia Johnson (una signora), Lucy D'Albert (una soubrette), Mario Giannini (il biondino), Gioia Fredi (una ragazzina), Emilio Petacci (Anatolio), Rio Nobile (l'impresario).

Trama: Pantaleo in gioventù ha avuto da una cavallerizza del circo due figli gemelli, Nicolino e Gelsomino, stabilisce quindi che il testamento venga aperto alla loro presenza.  Nicolino viene scambiato per un autore di canzoni e viene accolto dalle sue tre cugine nonostante l'avversità del padre di queste che mira all'eredità. Viene quindi aiutato dalle cugine a ritrovare Gelsomino che e' il vero autore delle canzoni. Intanto dal circo scappa un leone: si tratta del terzo gemello che per vivere lavora nel circo travestito da leone. I tre gemelli si dividono l'eredità.

 

 

 

 Clip: L'allegro fantasma

Critica: È il quarto film di Totò. Tutta la pellicola si regge sulla divertente caricatura dei tre fratelli interpretati dal Principe. Da non perdere lo sketch con Asdrubale, il falso cacciatore di leoni. Il film, riproposto con il titolo di Totò, allegro fantasma, è diretto da Amleto Palermi. Il regista esordisce nel 1917 in Carnevalesca: questo è il suo ultimo lavoro, dopo ventisette ciak. Tra le sue regie, quella di  San Giovanni Decollato del 1940. Tra le interpreti femminili, invece, Amelia Chellini: alla sua dodicesima interpretazione.

Il film, ideato e sceneggiato da Carlo Ludovico Bragaglia, risente nell'insieme di certe atmosfere narrative e scenografiche di "Animali pazzi", come lo scambio di persona, il tema della fame, l'eredità contesa, alcune stravaganze inventive, i giochi virtuosistici dati dagli effetti speciali e la fuoriuscita del "senso del comico" da situazioni ai limiti del surreale.

Del resto Bragaglia aveva costruito la trama su misura per Totò mentre questi interpretava "San Giovanni Decollato", anche se poi la regia fu affidata a Palermi sia per volontà di de Curtis, convinto di aver trovato il regista che "lo capiva", sia per scelta del produttore Capitani, convinto di poter ripetere il successo del film precedente. Non fu così, perché Palermi girò contemporaneamente "L'allegro fantasma" e "L'elisir d'amore", per il quale aveva investito tutte le sue energie.

 

Tre i personaggi interpretati da Totò: il collaudato vagabondo Nicolino, più vicino all' archetipo nato nel teatro di rivista, il compositore Gelsomino, caratterizzato da un ciuffo di capelli raccolti a cipolla sulla fronte (come il vistoso neo sulla guancia distingueva il barone de' Tolomei dal vagabondo Totò) e infine il terzo gemello, un altro "orfanello" abbandonato nel circo. In tutti e tre i "tipi" Totò sa evidenziare quei piccoli dettagli che non solo marcano le differenze sul piano dell'intreccio, ma mostrano una chiara inventiva e freschezza sul piano recitativo. Rispetto a "San Giovanni Decollato", Totò risulta più addolcito e meno immerso all'interno della farsa paesana, ma è evidente l' intenzione del regista Palermi di dare in pasto al pubblico ancora una volta la "marionetta".

 

Nei dialoghi e nelle situazioni si rintracciano evidenti segni del cinema muto e dei telefoni bianchi e persino un certo teatro da burattini (l' intera sequenza della caccia al falso leone). La comicità di Totò è ancora ricercata all'interno di una tipizzazione riduttiva, che rimanda in parte a certe tonalità funamboliche di "Animali pazzi", anche se qui il dinamismo marionettistico è assorbito all'interno di una ricerca espressiva tendente più ad una struttura teatrale che cinematografica.

 

Il repertorio ridolinesco è esibito tuttavia in un clima di generale compostezza, nella quale le smorfie e gli strappi corporei, anche se esibiti ripetutamente, sembrano più funzionali al dispiegamento dell'intreccio e non fini a se stessi.

 

L'effetto comico e farsesco è qui generato proprio dalla ingenua esibizione di più personaggi, che catturava l'attenzione e l'interesse del pubblico, attratto, in questo genere di spettacoli, verso tutto ciò che appariva illusionistico e magico. Il film nel dopoguerra ha cambiato titolo in "Totò allegro fantasma". Totò canta le canzoni "Margherita, Margherita" e "Girotondo".

Tratto da "Totò principe clown" di Ennio Bìspuri per gentile concessione


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