Le belle famiglie
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Film in B/N durata 99 min. - Incasso lire 214.000.000 (valore attuale € 3.246.756,20) Spettatori 890.172 Video-clip 45 sec. "Le belle famiglie" 1964 di Ugo Gregoretti. Soggetto e sceneggiatura Ugo Gregoretti e Steno. Produttore Giuseppe Colizzi per Archimede Film. Cromo Film (Roma), Les Films Number One (Parigi), Direttore della fotografia Ajace Parolin, Musiche Armando Trovajoli, Montaggio Mario Serandrei, Sceneggiatore Dario Micheli, Direttore di produzione Fernando Franchi, Aiuto regista Ferando Morandi, Fonico Umberto Picistrelli. Interpreti: nell'episodio con Totò "Amare è un pò morire": Toto (Filiberto Comanducci), Sandra Milo (sua moglie), Adolfo Celi (il medico), Jean Rochefort (Osvaldo); Interpreti altri episodi: Annie Girardot, Nanni Loy, Susan Clemm, Susy Andersen. Trama: Il film si compone dei seguenti episodi: Il principe azzurro una ragazza si fa suora piuttosto che sposare l'uomo impostole dai genitori. Il bastardo della regina: una signora assume un cameriere per ingelosire il marito, ma otterrà che il coniuge per preferire il domestico alla mogliettina. La cernia chi la fa l'aspetti; un ragazzo "fila" con una bella straniera maritata e il coniuge seduce la fidanzata del playboy. 4° Episodio "Amare è un pò morire" con Totò. Esmeralda, donna dalla mania di proteggere sempre qualcuno, esce di senno quando il marito, arteriosclerotico, e l'amante, epilettico, guariscono e non hanno più bisogno delle sue cure. Torna serena quando il medico di famiglia, respinto in passato perchè integro, è uscito menomato da un incidente. |
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Critica: Scriveva Guglielmo Biraghi:" [..] Ma nel complesso il film è divertente ed efficace, riuscendo appieno Gregoretti nei suoi agrodolci intenti sarcastici. generalmente buoni anche i molti interpreti, diversi da episodio a episodio. Ricordiamo Totò, spassosissimo nei panni del marito arteriosclerotico [..]". Nell'ambito di un film ad episodi, tutti firmati dallo stesso regista Ugo Gregoretti, che si proponeva di illustrare in tono ironico-satirico la patologia della famiglia italiana a metà degli anni '60, questo "Amare è un po' morire" ha il sapore della commedia a sfondo farzesco-pochadistico, centrata su una nevrosi e tre vittime.
Il personaggio interpretato da Totò rientra nello schema che abbiamo chiamato dell' "eroe borghese", ossia con quei tratti realistici su cui vanno a sovrapporsi gli apporti recitativi in chiave comica, farsesca, caricaturale e grottesca, per cui vediamo contemporaneamente un centro profondamente umano e realistico su cui si sovrappone l'evidente stilizzazione del carattere. Filiberto Comanducci, l'anziano e arteriosclerotico capitano d'industria interpretato da de Curtis, che richiama vagamente il "tipo" Antonio La Trippa de "Gli onorevoli" e Antonio Cavalli de "Il Comandante", è risolto con una recitazione mai esagerata, che, proprio per questo, raggiunge i più convincenti risultati, strizzando l'occhio, in caricatura, a quelle figure vere che andavano costruendo i cosiddetti "poteri forti" nell'Italia del boom.
La caricatura intelligente di Gregoretti però trova un suo pendant narrativo nella nevrosi della moglie Esmeralda (un'efficace Sandra Milo} con il complesso della crocerossina, che ama solo uomini malati perchè può accudirli con tutte le attenzioni possibili: analisi a vista delle urine; la misurazione della temperatura basale e altre più intime perlustrazioni del corpo. Gregoretti parlando di questa nevrosi ci fa riflettere sulle patologie dei "potenti" e, di riflesso, sulla crisi più generale della famiglia. Si vedano in proposito gli altri due episodi più significativi del film, quali "Il principe azzurro" e "Il bastardo della regina", dove la satira si fa ancora più amara e profonda.
Ovviamente nell'episodio "Amare è un po' morire", la struttura narrativa e l'idea di fondo è molto precisa, costringendo la recitazione di Totò ad articolarsi e ad esprimersi prevalentemente nell'ambito del carattere, ma non mancano risvolti che suscitano persino una autentica pena pur rimanendo nell'ambito della dichiarata caricatura.
Si tratta di una commedia di "carattere", dove anche gli altri personaggi, la moglie Esmeralda, l'amante della moglie, il marchese Osvaldo (Jean Rochefort), che vive solo per i suoi cavalli e il medico curante di entrambi, il professor La Porta (Adolfo Celi) sono evidenti caratteri inseriti in una struttura che probabilmente al suo nascere doveva essere stata pensata per il teatro. Totò è comunque divertente nel ruolo dell'arteriosclerotico, riuscendo anche ad esprimere tratti umani di malinconico compatimento, con un volto ormai appesantito e una recitazione consumata, su cui si sono ormai sedimentati decenni di esperienza, che lo portano a raggiungere il risultato perfetto di una clownerie di tipo realistico o di un realismo comico. Esilaranti alcune trovate, tra cui quella del camion che, nella sua elaborazione fantastica, entra nella stanza o le telefonate demenziali o l'autoconvincimento di avere delle visioni quando invece vede la realtà oggettiva. <<Articolo correlato: Totò visto da Ugo Gregoretti>> <<Articolo correlato: Antonio De Curtis e Ugo Gregoretti: Amare è un pò morire>> Tratto da "Totò principe clown" di Ennio Bìspuri per gentile concessione |
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