Totò e le donne
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Film in B/N durata 95 min. - Incasso lire 502.000.000 (valore attuale € 15.495.867,77) Spettatori 4.125.000 Video-clip 38 sec. "Totò e le donne" 1952 di Steno e Mario Monicelli. Soggetto Age, Furio Scarpelli. Sceneggiatura Age, Furio Scarpelli, Steno, Mario Monicelli; Produttore Rosa Film, Direttore della Fotografia Tonino Delli Colli, Musiche Carlo Rustichelli dirette da Fernando Previtali, Montaggio Gisa Radicchi Levi, Sceneggiatore Piero Filippone, Direttore di Produzione Luigi De Laurentiis, Aiuto Regista Lucio Fulci, Fonico Gino Fiorelli. Interpreti: Totò (cavalier Filippo Scaparro), Ave Ninchi (sua moglie), Giovanna Pala (loro figlia), Peppino De Filippo (dottor Desideri), Lea Padovani (la prostituta del tabarin), Clelia Matania (la cameriera), Pina Gallini (signora con pelliccia), Primarosa Battistella (Antonietta), Franca Faldini (amante di Scaparro), Mario Castellani (Carlini), Carlo Mazzarella (il presentatore), Mimmo Poli (infermiere), Carlo Vanzina (Filippo neonato). Trama: Esasperato dalla moglie, Scaparro passa le notti in soffitta abbandonandosi ai ricordi. Qui può fumare in pace i suoi sigari, leggere libri e accendere ceri al "protettore" dei misognini, il pluriomicida Landru. Dopo l'ennesimo litigio con la moglie i due si separano per poi riconciliarsi con le nozze della figlia. |
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Critica: Il napoletanismo di Totò nasce dal lazzo del Pulcinella di Petito ma mostra di aver percorso anche gli spaventevoli "bassi" del "La pelle" di Malaparte: un itinerario che oggi pochissimi comici al mondo sarebbero in grado di ricalcare.
Ma sono attimi, puntatine, allusioni, nel girotondo dei suoi film che si differenziano a malapena nel titolo; e nel gia lungo diario di occasioni sbagliate, quella di cui ci occupiamo è per Totò una fra le più marchiane. Tino Ranieri, "Rassegna del film", Torino, febbraio 1953.
La farsa, basata sulle battute e sulle prestazioni mimiche, che fecero e fanno la popolarità del comico, vuole essere una antologia di lamentazioni sulla vita del marito e dell'uomo in generale, seviziato dal sesso "debole". E' un film grossolano, ma fa ridere a crepapelle. Alfredo Orecchio "Paese Sera", Roma, 28 dicembre 1952.
Per la prima volta Totò interpreta un personaggio (il cavalier Filippo Scaparro) che incarna la figura dell'eroe piccolo borghese per eccellenza, con i suoi mille difetti e le sue buone qualità d'insieme, sul quale intervengono Steno e Monicelli per restituire di lui un ritratto nitido, anche se ovviamente inscritto nell' ambito della commedia. Questo cavalier Scaparro appartiene in modo chiaro a quella piccola borghesia che andava lentamente formandosi in Italia e della quale il personaggio di Totò costituisce una formidabile caricatura tratteggiata non più in modo farsesco, ma realistico. Appare per la prima volta a fianco di Totò lo splendido Peppino De Filippo, in duetti irresistibili, che verranno poi ripetuti per 18 film e che costituiranno uno dei vertici assoluti del cinema comico italiano. Ma al di là dell'importanza per così dire "storica" del film sul piano del percorso evolutivo dei personaggi interpretati da Totò, si deve rilevare che ancora una volta gli apologhi proposti da Steno e Monicelli ci mettono di fronte dei contesti sociali ben pronunciati, anche se osservati con gli occhi della satira leggera o con quel tipo di "Neorealismo comico" che aveva preso l'avvio con l'ancora farsesco "Totò cerca casa" e aveva toccato il suo culmine in "Guardie e ladri". Qui il punto di osservazione, trattandosi, come s'è detto, di un "eroe borghese", è più spostato sul piano del luogo comune e sulla satira di costume, legata ai rapporti coniugali e, più in generale, alla diuturna, ma simpatica e inevitabile lotta tra l'uomo e la donna. Siamo nel 1952 e il film è tutto girato in una "soggettiva" al maschile, come comprova la didascalia che conclude i titoli di testa, con la quale i due registi spiegano il senso del loro film: "Questo film è dedicato a tutte le donne. Se esso contribuirà a togliere anche un solo difetto ad una sola donna, la nostra fatica non sarà stata inutile". Una didascalia di questo tipo fa inorridire non solo le femministe, ma qualunque persona intelligente, che si rende conto di come tutto il film non solo è guardato dalla sola prospettiva maschile, ma che contiene l' esplicito proposito di "migliorare" le donne, senza che nulla si dica dei difetti maschili. Il personaggio interpretato da Totò è comunque fluido, gradevole e simpatico, anche se il suo cinismo esibito, il suo culto per Landru, i suoi comportamenti talora troppo radicali sul piano caratteriale, lo portano qualche volta oltre le righe, con conseguenti scatti recitativi da "prima maniera", come quando la moglie parte per le vacanze o quando decide di tornare da sua madre. Qua e là affiora una certa disorganicità nei passaggi della sceneggiatura, dovuti al fatto che il film intende illustrare attraverso "esempi" i punti focali dell'eterno conflitto tra uomo e donna, e quindi attraverso la successione di veri e propri sketches scollegati tra loro. L'inizio e la fine del film, con la presenza di discalie esplicative, vogliono dare l'impressione di un film muto, quasi per immobilizzare nel tempo quella problematica che il gustoso apologo andrà ad affrontare. <<articolo correlato: Totò visto da Clelia Matania>> Tratto da "Totò principe clown" di Ennio Bìspuri per gentile concessione |
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