San Giovanni Decollato
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Film in B/N durata 82 min. Girato negli stabilimenti di Cinecittà (inaugurati da Mussolini nel 1937) "San Giovanni Decollato" 1940 di Amleto Palermi. Soggetto: dalla commedia omonima di Nino Martoglio 1908; sceneggiatura: Cesare Zavattini, Amleto Palermi, Aldo Vergano. Dialoghi Cesare Zavattini. Produzione: Capitani. Interpreti: Totò (Agostino Miciacio), Titina De Filippo (sua moglie Concetta), Silvana Jachino (Serafina, loro figlia), Osvaldo Oenazzani (Giorgio), Franco Coop (il barbiere), Bella Starace Sainati (Provvidenza), Maso Marcellini (don Benedetto), Augusto Di Giovanni (Peppino Esposito), Eduardo Passarelli (Orazio), Mario Siletti (l'amministratore), Giacomo Almirante (il pretore), Dina Romano (Filomena), Peppino Spadaro (il calzolaio), Grazia Spadaro (Rosalia), Emilio Petacci (il pubblico ministero), Renato Chiantoni (l'avvocato difensore), Edmondo Starace (il cancelliere), Gorella Gori (una testimone), Oreste Bilancia (un testimone), Peppino Villani, Raffaele Balsamo, Vincenzo Fummo (inquilini), Mario Ersanilli (ometto coi capelli bianchi), Liliana de Curtis (la bambina). Trama: Mastro Agostino, portinaio e ciabattino, è molto devoto a San Giovanni Decollato e in cortile tiene sempre un lumino ad olio davanti all'immagine. L'olio viene rubato tutte le notti, provocando le ire di Agostino. Viene processato per disturbi alla quiete pubblica e prosciolto per semi-infermità mentale. Il poveretto è anche angariato dal guappo Don Peppino che vuole far sposare sua figlia Serafina al lampionaio. Ma la ragazza fugge con l'innamorato in Sicilia dai nonni di lui. Agostino la raggiunge con la moglie e nel bel mezzo delle nozze arriva Don Peppino, ma Agostino lo affronta e lo fa fuggire. Tutto finisce in festa. |
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CLIP: San Giovanni Decollato
Critica: Il film è liberamente tratto dall'omonima commedia di Nino Martoglio San Giovanni Decullatu. Alla scena dei festeggiamenti rumorosi per il Santo, potrebbe essersi ispirato Luciano De Crescenzo nel suo film del 1987: 32 dicembre
La commedia di Nino Martoglio era stata già portata sullo schermo nel 1917 da Telemaco Ruggeri e interpretata da Angelo Musco e Turi Pandolfini. A metà degli 1908 anni '30 il produttore del film, Liborio Capitani, intendeva riproporre Angelo Musco, nella nuova versione, ma la morte del celebre attore siciliano nel 1937, costrinse il produttore alla ricerca di un "sostituto" di Musco e la scelta cadde su de Curtis.
Pur consapevole dei rischi che avrebbe corso nel confronto con Angelo Musco, Totò si buttò nell'impresa con grande entusiasmo, e se Zavattini non avesse rifiutato di fare la regia, i due si sarebbero trovati insieme sul set. Totò mette a fuoco con questo film il suo carattere napoletano, che Animali pazzi aveva completamente nascosto e continua a sviluppare, esasperandoli, i giuochi linguistici e l'intercalare dei vari a prescindere, bazzecole, quisquilie, ciabattini si nasce, etc.
L'Attore riesce a dar vita ad un personaggio solido e ben strutturato nel carattere, costruito sulla base di molti dettagli comici, come l'uso del linguaggio, una scaltrezza che si fonde con una totale ingenuità, l'odio-amore per la moglie, la devozione al santo, la vocazione a cantare, un ottimismo d'insieme.
La prima parte del film è giocata sul mimo, poi man mano, nella seconda, "marionetta", depurata dalle esagerazioni, si evolve e si umanizza dando luogo ad un personaggio completo, che anticipa le future commedie e farse degli anni' 50 '60. La recitazione è sciolta, fluida e gradevole, come ancora una volta è gustoso il lungo monologo fatto al ciabattino.
Fantasmagorica è la scena della "battaglia dei piatti", voluta proprio da Totò e nella quale si sprigiona tutta la sua primordiale vis comica, tesa a generare confusione per spiazzare l'avversario.
Si riscontrano nel film alcune che si ritroveranno in film successivi, quale il pretendente protetto dal guappo (Un turco napoletano), le vivande che vengono tolte a Totò affamato e la caricatura del direttore d'orchestra, inizia con "Fermo con le mani". Nel film compare Liliana De Curtis, che allora aveva 7 anni. Totò canta "Quando hai vent'anni, ti ci vuole la mugliera".
Tratto da "Totò principe clown" di Ennio Bìspuri per gentile concessione
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