Yvonne La Nuit

 

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Film in B/N durata 85 min.  -  Incasso lire 206.350.000  (valore attuale € 8.780.991,73)  Spettatori 2.462.000

"Yvonne la Nuit" 1949 di Giuseppe Amato. Soggetto Fabrizio Sarazani; Sceneggiatura Fabrizio Sarazani, Oreste Biancoli, Giuseppe Amato; Produttore Rizzoli - Amato, Direttore della fotografia Mario Craveri, Musiche Pasquale Frustaci con canzoni di C. Bixio, E. A. Mario, Falvo, Molinari, Migliani, Bovio e Neri, Montaggio Maria Rosada, Sceneggiatore Gastone Medin, Direttore di produzione Teofilo Mariani, Aiuto regista Amleto Pannocchia, Fonico Ennio Sensi.

Interpreti: Totò (Nino), Olga Villi (Yvonne), Frank Latimore (Rutelli), Gino Cervi (col. Baretti), Eduardo De Filippo (avv. Rubini), Paola Veneroni (Rosetta), Giulio Stival (padre di Rutelli), Arnoldo Foà (senatore), Ave Ninchi ((Rudegonda), John Stange (maggiore Tremiti), Mario Riva (signore delle sigarette), Angela Zanon (la cameriera), Enzo Cannavale (maggiordomo).

Trama: Il tenente Carlo ama Yvonne, che si esibisce al Trianon insieme al fantasista Nino, la donna è incinta e il padre di Carlo lo diffida dallo sposarla. Allo scoppio della prima guerra mondiale Carlo parte, e anche Nino che prima di partire confessa il suo amore a Yvonne. Carlo muore e suo padre sottrae il figlio a Yvonne facendolo credere morto. Tornato Nino si unisce ad Yvonne, ormai ridotta in miseria, e insieme cantano nelle trattorie di Trastevere. In punto di morte il conte fa sapere ad Yvonne che il figlio è vivo e sta in Inghilterra, ma la donna rinuncia a conoscerlo per nascondergli la sua decadenza.

 

 

Film completo: Yvonne La Nuit

Critica: Il film non ottiene un buon successo di pubblico, ma la critica si schiera a favore del Principe gradendo lo sforzo di rinnovamento dell'attore. Yvonne la nuit è uno dei primi lavori cinematografici di Totò, per l'esattezza l' 11° film della sua straordinaria carriera, uscito nel lontanissimo 1949, e senza dubbio poco conosciuto al grande pubblico. In questo film il grande attore napoletano ci mostra tutta la sua incredibile abilità: una delle interpretazioni più belle e intense del "primo Totò", quello ancora legatissimo ai suoi movimenti da marionetta. Da ricordare, tra l'altro, il numero del Bel Ciccillo in cui Totò riprende una macchietta portata al successo anni prima da Gustavo De Marco. Vicenda patetica, idilliaca, raccontata con stile elementare ed immediato. Yvonne è Olga Villi: elegantissima nel primo tempo, stracciona e sdentata nel secondo. Nel complesso, però fresca e gentile. Nino è Totò, amaramente grottesco. "Il nuovo lavoro", Genova, 11 dicembre 1949.

Il film è diretto con piacevole garbo e ricrea con delizioso sapore l'atmosfera e il clima di quegli anni ormai così lontani. Olga Villi è una protagonista piena di grazia, vivacità e accorata umanità, assecondata brillantemente da Totò più che mai divertente. "Il Messaggero" Roma, 4 dicembre 1949.

In "Yvonne la nuit" la "maschera" di Totò si è dissolta completamente in un personaggio realistico, drammatico, dai contorni tragici e la recitazione di de Curtis si colloca ad un livello di eccezionale bravura, dimostrando le infinite possibilità che si celano dietro il rigido schematismo imposto dallo stereotipo, dal consumo e dalla volgarizzazione unilaterale del personaggio-marionetta. Immalinconito da un volto sofferente ma insieme ostinatamente ottimista, il Nino di "Yvonne la nuit" ci appare come un clown triste, portatore di una saggezza costruita da esperienze secolari e per ciò stesso incapace di qualunque ribellione. È un personaggio crepuscolare, malinconico, triste, rassegnato e infinitamente buono, che suscita un sentimento di profonda pena. Per tanti versi Nino anticipa quelli di Totò Esposito di "Siamo uomini o caporali", di Salvatore Lojacono di "Dov'è la la libertà?" e di Infortunio di "Risate di gioia" e va inscritto tra le interpretazioni più intense di Antonio de Curtis. In un intreccio che sembrerebbe costruito su misura per mostrare il volto nascosto dalla maschera di Totò (il soggetto originale è di Fabrizio Sarazani), "Yvonne la nuit" offre l'occasione di uno spunto autobiografico. Infatti, vediamo Nino sulla scena del varietà, alla vigilia della prima guerra mondiale, che si, esibisce dapprima nel "il bel Ciccillo" con le sue contorsioni e poi seguiamo l'evoluzione del personaggio all'interno della sua lunare malinconia, come quella di un Pierrot.
 

Personaggio umanissimo, tratteggiato senza esagerazioni, tranne il velo di patetismo, che caratterizza tutta la seconda parte del film, Nino è l'uomo innamorato segretamente, capace del sacrificio supremo, che vive in silenzio all'ombra della donna amata. L'occasione offerta da "Yvonne la nuit" è "storica", perchè interpretando il molo di Nino, de Curtis dimostrava di essere un attore totale e di offrire, nella completezza di tutte le corde recitative, un'immagine di ineguagliabile forza e bellezza, nella quale si andavano a fondere i tratti drammatici mai disgiunti tuttavia dai contorni caricaturali e clowneschi (interessante per esempio l'uso della bombetta anche nei momenti di maggiore tensione).
 

Ci sono squarci indimenticabili nel film, che danno in pieno la misura della forza recitativa dell' Artista, capace di recitare in una tonalità minore ma non meno intensa, come quando appare con le sue giberne e consegna la cassettina piena di tutto il suo mondo ad Yvonne, quando torna con la spesa e poi, a guerra finita, quando suona la chitarra nelle trattorie di Trastevere, fino alla stupenda scena finale, che richiama fortemente "Risate di gioia". La presenza di Eduardo, composto, misurato e disegnato anche lui al di là del tratto dialettale, e un accorto uso del dialogo imprimono all'epilogo della vicenda una forza particolare, mista di malinconia e di rassegnata umiltà. Nel momento in cui, nella trattoria della sora Rudegonda (Ave Ninchi), Yvonne si allontana e Nino rimane solo, seduto a suonare la chitarra comprendiamo senza la minina esitazione che l'essenza dell'arte recitativa di de Curtis, arriva alla sua perfezione, consiste nel costruire personaggi che rimandano, in tutte le loro implicazioni, a quelle del clown bianco.

Tratto da "Totò principe clown" di Ennio Bìspuri per gentile concessione


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