Sua Eccellenza si fermò a mangiare

 

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Film in B/N durata 100 min.  -  Incasso lire 309.000.000  (valore attuale € 5.955.578,51)  Spettatori 1.632.500   Video-clip 44 sec.

"Sua eccellenza si fermò a mangiare" 1961 di Mario Mattoli. Soggetto e Sceneggiatura Vittorio Metz, Roberto Gianviti, Produttore Isidoro Broggi e Renato Libassi per D.D.L., Direttore della Fotografia Alvaro Mancori, Musiche Gianni Ferrio e Gadè, Montaggio Gisa Radicchi Levi, Sceneggiatore Alberto Boccianti, Direttore di Produzione Romolo Laurenti e Gianni Minervini, Aiuto Regista Gabriele Palmieri, Fonico Franco Groppioni.

Interpreti: Totò (il ladro Tanzarella), Ugo Tognazzi (Ernesto), Virna Lisi (Silvia), Lauretta Masiero (Lauretta), Raimondo Vianello (il ministro), Mario Siletti (il conte), Lia Zoppelli (la contessa), Nando Bruno (l'oste), Francesco Mulè (il commissario), Vittorio Congia (il segretario del ministro), Pietro De Vico (il cameriere), Salvo Libassi (il federale), Ignazio Leone (Gennarino), Jole Mauro (la figlia dell'oste), Ughetto Bertucci e Toto Mignone (due fascisti), Ely Drago (Gina), Tina Perna (la cameriera), Anna Campori (la moglie dell'oste).

Trama: Ernesto sorpreso dalla moglie al telefono con l'amante Lauretta, finge di parlare con il medico di Mussolini, Tanzarella. Totò intercetta la telefonata e si finge Tanzarella ed estorce del denaro ad Ernesto, poi con Lauretta si reca al pranzo dato dai suoceri di questi ad un ministro. Sparisce un servizio di posate d'oro che viene trovato addosso all'incolpevole ministro. Risolve l'imbarazzante faccenda Totò, che facendo valere il suo ruolo di medico del Duce, riceve in dono il servizio.

 

 

Film completo: Sua eccellenza si fermò a mangiare

Critica: Questo è l'ultimo film del regista Mario Mattoli con Totò. Per l'attore è il sessantanovesimo ciak. La pellicola in seguito è stata riedita col titolo Il Dott. Tanzarella medico personale del ... fondatore dell'Impero. Il film doveva chiamarsi "E il ministro si fermò a mangiare" ma l'inevitabile censura boccia il titolo. Il film segna anche la fine del sodalizio Totò - Mattoli, il regista aveva l'abitudine di chiamare i suoi attori "senti coso", Antonio de Curtis che in passato aveva sorvolato su questo modo di fare di Mattoli non ne può più e dopo questo film chiude ogni rapporto di lavoro col regista.

Scriveva Morando Morandini: "Con la mimica prodigiosa, i lazzi assetati, l'inimitabile tempo, Totò domina da cima a fondo questa pochade che avrebbe dovuto trovare il suo pepe nell'ambientazione [..] Il film è inoffensivo sotto ogni aspetto e, senza Totò, sarebbe il deserto anche sul piano della comicità più facile [..] ". E Leo Pestelli: " [..] I comici e in particolare Totò sono gli artefici del modesto divertimento [..]".

 

Classica e garbata pochade, risolta in chiave comica e con stile leggero, il film uscì nel 1967 con il titolo "Il dottor Tanzarella, medico personale del... fondatore dell'Impero".

Ugo Tognazzi attore protagonista e Totò, che segue il nome di Virna Lisi, è accreditato con la sola "partecipazione". In realtà il film si regge esclusivamente su di lui, che è il vero protagonista, e sulla sua straordinaria e impeccabile forza recitativa, che gli permette di dare vita a un personaggio di truffatore e ladro elegante, raffinato, capace di adeguarsi fino in fondo all'imbroglio che egli stesso ha creato.

Il film, la parodia di una pochade, girata con stile teatrale, quasi tutta in interni, a scena fissa, come era nei gusti di Mattoli ed anche di Totò ha, nella sua struttura narrativa, un riferimento al precedente "Chi si ferma è perduto".Totò, che appare in tutto il suo fulgore, è grandissimo e misurato, non esagera mai, anche se il suo dinamismo comico scavalca più di una volta i limiti del realismo e richiama vagamente il cinismo razionale del Professor Paolino de "L'uomo, la bestia e la virtù" e le arie di aristocratico del finto marchese di "Miseria e nobiltà".

 

Il film non presenta vistosi errori di sfondamento della barriera del realismo minimo, da evidenziare, purtroppo un grave errore di sceneggiatura: la telefonata che Gennarino fa alla villa e che non può fare assolutamente in quanto ignora dove si trovi Totò. Il personaggio, che è praticamente privo di spalla, non è tipizzato eccessivamente e conserva i tratti di un realismo di fondo che lo rende gradevole e sempre accettabile, anche nelle situazioni meno credibili, come la sosta alla trattoria dove visita il vecchio (con la trovata del trapano, plagiata però da "Totò, Vittorio e la dottoressa").

 

Sul personaggio di Totò non si rintracciano deformazioni in senso marionettistico o eccessive forzature, nonostante la presenza di Metz nel soggetto e nella sceneggiatura. Anche i giochi linguistici sono molto limitati e controllati.

Tratto da "Totò principe clown" di Ennio Bìspuri per gentile concessione

 

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