Totò e Carolina
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Film in b/n durata 85 min. - Incasso lire 331.000.000 (valore attuale € 8.316.115,70) Spettatori 2.283.000 Video-clip 40 sec. "Totò e Carolina" 1953 di Mario Monicelli. (bloccato dalla censura e edito solo nel 1955) Soggetto Ennio Flaiano, Sceneggiatura Ennio Flaiano, Mario Monicelli, Vincenzo Sonego. Produttore Rosa Film, Direttore della fotografia Domenico Scala e Luciano Trassati, Musiche Angelo Francesco Lavagnino, Montaggio Adriana Novelli, Sceneggiatore Pietro Gherardi, Direttore di produzione Alfredo De laurentiis, Aiuto regista Gillo Pontecorvo, Fonico Biagio Fiorelli. Interpreti: Totò (Antonio Caccavallo), Anna Maria Ferrero (Carolina), Arnoldo Foà (il commissario), Maurizio Arena (il ladro), Tina Pica (un'ammalata), Gianni Cavalieri (il parroco), Mario Castellani (Goffredo Barozzoli), Fanny Landini (una prostituta), Rosita Pisano (moglie di Barozzoli), Enzo Garinei (Rinaldi), Claudio Guido Agostinelli (padre di Caccavallo), Nino Vingelli (il brigadiere), Giovanni Grasso (vice commissario). Trama: L'agente Caccavallo arresta per errore, durante una retata, una ragazza di paese, Carolina, che tra l'altro, aveva ingerito una dose di sonnifero. In questura sviene e viene affidata a Caccavallo per ricondurla al suo paese d'origine. Ma i parenti avendo appreso che Carolina è incinta non la vogliono. L'agente la riporta a Roma e poiché è vedovo con un figlio e la ragazza gli fa tanta pena, la tiene con sé. |
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Girato tra l'ottobre del '53 e il gennaio del '54 una volta montato venne presentato alla commissione di censura, pare che proprio il ministro degli Interni, Mario Scelba, si sentì scosso da tale pellicola. La commissione censoria ravvisa nel film oltraggio al pudore, alla morale, alla religione, alle forze armate e chiede decine di tagli.
Non era ammissibile che un poliziotto decidesse di avanzare di grado solo per poter avere più soldi alla fine del mese, o che viva in una casupola; non era concepibile che i comunisti fossero dei bonaccioni e i preti troppo concilianti; che i primi cantino bandiera Rossa e aiutino il poliziotto a spingere la camionetta in avaria; non era ammissibile che un poliziotto giocasse al lotto: queste solo alcune delle "inammissibilità" decretate dalla commissione censoria che chiedeva altrettanti tagli.
Tra le scene tagliate , all'inizio del film, in occasione della retata a Villa Borghese si vedeva un agente che apriva la portiera di un auto ma scusandosi con l'occupante diceva: "Scusi Eccellenza"; altra scena censurata quella in cui Caccavallo incarica un vecchio di sorvegliare Carolina mentre lui e gli altri spingono la camionetta, il vecchio chiede alla ragazza se fosse comunista alla risposta positiva di lei la lascia andare al grido "Abbasso i padroni " nella versione censurata la frase diventa "Viva l'amore". Alla fine il film esce mutilato nelle sale e solo nell'aprile del 1955, quasi un anno dopo. Degli iniziali 2595 metri di pellicola il film dopo i tagli si riduce a 2386 metri. Nel 1999 grazie ad alcuni ritrovamenti in varie cineteche il film e' stato riproposto in una nuova versione restaurata e in parte reintegrata nelle parti mancanti. Da rilevare che questo e' uno dei pochissimi film in cui Totò recita senza spalla. Scriveva Franco Berruti: " [..] Non conosciamo l'edizione integrale e non ci arrischiamo a indovinare le battute censurate e i metri caduti sotto le forbici .[..] Totò e Carolina è una somma di reminiscenze [..]; che Totò non rinuncia ad essere Totò, e che le forze di polizia non subiscono il minimo sgraffio al loro prestigio [..] ". E Angelo Solmi: " [..] Totò e Carolina è una farsa piuttosto pesante e grossolana, con lazzi di dubbio gusto e luoghi comuni molte volte sentiti e ripetuti [..] ".
È stato il film più tormentato dalla censura dell'epoca, che pretese tagli, modifiche e questa didascalia subito dopo i titoli di testa: "Il personaggio interpretato da Totò in questo film appartiene al mondo della pura fantasia. Il fatto stesso che la vicenda è vissuta da Totò trasporta tutto in un mondo e su un piano particolare. Gli eventi riflessi nella realtà non fanno riferimenti precisi, e sono sempre riscattati da quel clima dell'irreale che non intacca minimamente la conoscenza ed il rispetto che ogni cittadino deve alle forze della polizia".
Dunque Monicelli, che aveva costruito un grande film a forte impianto realistico, era costretto a dichiarare, per dimostrare il contrario, che in fondo non si trattava altro che di una favola proprio perché il suo protagonista era Totò, ossia una maschera e una marionetta che fa ridere e non un attore.
Altri motivi per cui il film venne linciato dalla censura (uscì un anno e mezzo dopo le riprese con 34 tagli!) erano un chiaro atteggiamento anticlericale (il parroco che se ne lava le mani e la famiglia Barozzoli, bigotta e ossequiosa, è un coacervo di corruzione), una certa simpatia per i comunisti e la storia in se, di una ragazza madre che vuole suicidarsi.
Vale la pena di entrare anche nei dettagli di alcune modifiche richieste ed ottenute, che danno il senso ultimo dell'ottusità imperante: il gruppo di lavoratori su un camion, che Caccavallo incontra sulla strada, nella stesura originale cantano "bandiera rossa", ma nella versione censurata cantano "di qua, di là dal Piave" e nel doppiaggio si nota che stanno dicendo parole diverse. Da un altro camion un gruppo di boy scout canta "Noi vogliam Dio...", ma in realtà si tratta di una sovrapposizione di voci fuori campo, perché tutti i ragazzi hanno la bocca chiusa.
La battuta di Carolina "il suicidio è un lusso, i poveri non hanno nemmeno la libertà di uccidersi" è sopraffatta dalla colonna sonora e pertanto non si riesce a sentire. Un anarchico che grida "abbasso i padroni" viene doppiato con l'affermazione più neutra e banale "viva l'amore".
Certo il film non appartiene al neorealismo, ma lo spirito con cui Monicelli osserva la realtà e i suoi personaggi, anche se con l' occhio della satira, è profondamente attento a coglierne i contorni sociali. Il personaggio di Caccavallo è costruito attraverso una recitazione perfetta e coerente alla psicologia di un uomo d'ordine e insieme di un povero diavolo vedovo, con il padre spinto dalla miseria a rubare i calzini sulla terrazza e il figlio piccolo quasi abbandonato a se stesso. Un uomo che vive in un misero tugurio ma che è costretto a fare l'uomo d'ordine, ad esibire un'autorità che lui per primo non si riconosce, insomma a fare il forte con i deboli e il debole con i forti. L'agente Caccavallo è uno dei personaggi più umani e più vivi tra quelli interpretati da Totò, e che si imprime indelebilmente nella memoria. Questo è uno dei pochissimi film in cui de Curtis recita praticamente senza spalla e la componente realistica emerge attraverso lo sviluppo dell'azione. >>articolo correlato: Totò e Carolina<< Tratto da "Totò principe clown" di Ennio Bìspuri per gentile concessione |
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