IL VIGILE DI TOTÒ, PEPPINO E
LA MALAFEMMINA SI RACCONTA
Franco
Rimoldi sul set del film
Totò, Peppino e la
malafemmina, nel celebre sketch
girato in piazza del Duomo nel 1956 da
Camillo Mastrocinque.
Nemmeno a
farlo apposta, ci incontriamo in un bar
tappezzato all'inverosimile di manifesti
cinematografici. Sto seduto a un
tavolino di fronte a Franco Rimoldi,
classe 1921. Chi è Franco Rimoldi?
È il "ghisa" che nel lontano 1956 in
piazza del Duomo a Milano, fece da
spalla a due imbranatissimi De Curtis e
De Filippo (i dispettosi fratelli Capone)
nel film di Camillo Mastrocinque.
Totò, Peppino e la malafemmina.
Quel
vigile accigliato che alla domanda dei
due grandi attori «Scusi, nojo volevon
savuar l'indriss...» li guarda come
fossero scesi direttamente dalla "Val
Brembana" e non arrivati da Napoli...Una
piccola parte che però ebbe il merito di
accentuare la comicità del duo Totò -
Peppino fino a far diventare quello
sketch popolare in tutto il mondo.
Totò, Peppino e
il vigile in piazza Duomo
Lui la chiama "cosetta" e mi cade il
mondo addosso. Ma, ma...balbetto...
Poi arriva la guerra.
Vengo sbattuto in Russia col 38esimo
Reggimento Fanteria, Divisione Ravenna.
Vengo ferito e fatto prigioniero. Dal
1942 al 1944 rimango nel campo di
prigionia di Mosgà, in Siberia... Ci
salvammo solo in tre...»
- Adesso le faccio la domanda che sta
aspettando. Signor Rimoldi, in quante
compagnie teatrali ha lavorato?
«Dopo Navarrini, ho lavorato con
Macario, con Walter Chiari, con Totò e
con la Wandissima, la
Osiris.
Sempre ballando nel ruolo di porteur. Facevo caprioleggiare le
soubrette, le prendevo in
braccio, le innalzavo mentre ballavano e
ballavo a mia volta... Non sono cose più
importanti di quello sketch del ghisa?»
«FACEVO GIÀ TEATRO MOLTO PRIMA DI QUEL
FILM»
Oggi Franco Rimoldi è nonno, fisico
asciutto nonostante l'età, un cappotto
demodé che lo rende
ancora più elegante. Un anziano signore
milanese doc, pieno di vitalità e di
ricordi...
- Signor Franco, è consapevole di essere
entrato in una delle scene più famose
dell'intera
cinematografia italiana e forse non solo
italiana?
Mi guarda come se fossi un seme di zucca
su una tovaglia pulita.
«Per favore, parliamo di tutto ma non di
quella scena...»
- Ma io sono qui per parlare proprio di
questo!
«Ma come, uno si spacca in due per una
vita a fare il ballerino e diventa
celebre solo per una cosetta così?!»
«Allora Le dico io qualcosa. Sono
entrato nel mondo dello spettacolo molto
prima di quel film. Nel 1940 facevo già
il boy nella compagnia teatrale di Nuto
Navarrini. Ballavo e prendevo in braccio
le soubrettine.
I ricordi sono più forti del presente.
Gli forzo un po' la mano...
- Signor Franco, ma quella scena in
piazza del Duomo, quante volte avete
dovuto ripeterla?
«Ma nemmeno troppe. Cinque volte perché
a me veniva da ridere e invece dovevo
stare impassibile e serio come un vero
ghisa.»
- Complimenti, nello sketch in Duomo,
lei sembra proprio il prototipo del
vigile urbano...
«Si figuri. Totò che mi aveva scelto per
quel ruolo in quanto ex boy anche nella
sua compagnia di avanspettacolo, mi
chiamava "il buono"...»
- Dopo l'esperienza cinematografica con
Totò e Peppino, ha avuto altre parti in
altri film?
«Non ho più avuto occasioni... Nel 1956 ho
smesso di ballare e mi sono trovato un
impiego alla
Rinascente, dove sono rimasto fino al
1981 quando sono andato in pensione.»
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