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Film in B/N durata 96 min. - Incasso lire 465.000.000 (valore attuale € 9.297.520,66) Spettatori 2.592.620 Video-clip 42 sec. "I due colonnelli" 1962 di Steno. Soggetto e sceneggiatura Bruno Corbucci e Giovanni Grimaldi; Gianni Buffardi per Titanus, Direttore della fotografia Clemente Santoni, Musiche Gianni Fierro, Montaggio Giuliana Attenni, Sceneggiatore Giorgio Giovannini, Direttore di produzione Egidio Quarantotto, Aiuto regista Mariano Laurenti, Fonico Giulio Tagliacozzo. Interpreti: Totò (colonnello Di Maggio), Walter Pidgeon (colonnello Henderson), Nino Taranto (tenente Quaglia), Scilla Gabel (Iride), Toni Ucci (Mazzetta), Roland Von Barthorp (maggiore Kruger), Adriana Facchetti (Penelope), Gino Buzzanca (un greco), Giorgio Bixio (Giobatta) John Francis Lane (tenente inglese), Nino Terzo (il soldato La Padula). Trama: Nell'albergo Iris di un paesino tra la Grecia e l'Albania si alternano secondo le vicende della guerra i quartieri generali del colonnello italiano Di Maggio (Totò) e del colonnello inglese Henderson, tra i due nasce anche una amicizia tanto che si salvano la vita a turno. Ma quando i tedeschi ordinano a Di Maggio di radere al suolo il paese, questi si rifiuta e viene condotto davanti al plotone di esecuzione. Henderson con le sue truppe lo salva e dopo l'8 settembre insieme combattono il nemico comune. |
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Critica: Su di una trama fluida e vaga come un canovaccio di commedia dell'arte, Totò ricama con esuberanza una delle sue più riuscite e gustose interpretazioni, riuscendo a conferire al tempo stesso al personaggio note umane che gli danno dimensioni più vaste e autentico calore vitale. Il Messaggero, Roma 6 gennaio 1963. Rimarrà immortale il celebre dialogo tra il maggiore Kruger ed il colonnello Di Maggio: Io ho ricevuto carta bianca, affermò solenne il tedesco; e ci si pulisca il culo! Fu la pronta replica dell'italiano. Tra l'altro, questa è l'unica parolaccia pronunciata da Totò in tutta la sua carriera cinematografica e la prima nel cinema italiano.
Il film deriva visibilmente da "I due marescialli" e contiene tutti gli ingredienti di altri due film (anche gli attori): "I due nemici" di Guy Hamilton ( 1961) e "La grande guerra" di Mario Monicelli ( 1959); al posto della coppia Alberto Sordi-David Nivell de "l due nemici" e della coppia de Curtis-De Sica de "l due marescialli", qui abbiamo la coppia de Curtis-Pidgeon, mentre l'attore Gerard Herter, che interpreta il ruolo del comandante austriaco ne "La grande guerra" lo ritroviamo nel finale de "I due colonnelli" (doppiato dalla stessa voce italiana) e l'attore Roland von Barthrop interpreta lo stesso ruolo (doppiato dalla stessa voce italiana) sia ne "I due marescialli", che ne "I due colonnelli" (maggiore Kliiger).
De "La grande guerra" ha il sapore agrodolce di una commedia che sta per risolversi in tragedia, oltre che di una rivelazione improvvisa, che trasforma un apparente colonnello arrogante in un generoso eroe. De "l due marescialli" ha l'analisi vista dall'interno della bonomia italiana, rispetto alla tracotanza tedesca. Lì era l'8 settembre il punto di partenza (come per "Tutti a casa"), qui è il 25 luglio.
Naturalmente il tono generale del film è quello di Steno: satira e commedia leggera, con un de Curtis al massimo della sua forza recitativa, affiancato da un ottimo Nino Taranto e da un perfetto Walter Pidgeon, capace di esprimersi con le minime sfumature del viso e della recitazione verbale, volutamente tenuta sopra le righe per rimarcare la differenza con il suo comportamento finale e per mettere in evidenza e in caricatura tutti i difetti dei comandanti italiani, capaci di grandi parole, ma poi confusionari e privi di reale organizzazione. Il film si collega al filone di film sulla guerra, il fascismo e la resistenza, che proliferavano in Italia agli inizi degli anni '60.
Tutte le scene in cui recita de Curtis sono bellissime e piene di gusto: la prima, quando entra in campo a rampognare la truppa; quella in cui il colonnello Di Maggio e il sergente La Quaglia (Nino Taranto) sono lasciati soli nel corso della marcia (ripresa da "Tutti a casa"); quella nella soffitta, con Pidgeon che si fa la barba mentre Taranto gli prepara il bagno; quella in cui parla a Pidgeon prigioniero imitando Mussolini; quella in cui i due colonnelli scoprono di essere stati ingannati dalla donna (Scilla Gabel) e da sua madre (Adriana Facchetti); quella, sublime, in cui i due bevono e poi, mezzo ubriachi, ballano la tarantella, e infine la bellissima scena della "carta bianca", con la famosa battuta liberatoria, ci si pulisca il culo! Seguita dall'intensa sequenza della fucilazione, girata con una tensione alla Grifftith, che chiude il film. Notevoli alcuni primi piani del viso di Totò, soprattutto quello mentre ascolta la sentenza di morte. Ricchi i giochi di parole, come baritòni invece di baritoni, ogni limite ha una pazienza, la convinzione di Ginevra, ecc. che ormai caratterizzano il personaggio. Un errore madornale è l'insegna della taverna, che porta scritto "TABERNA TOY HI'IOY" invece di "TABERNA TOY HAIOY" (la taverna del sole). Tratto da "Totò principe clown" di Ennio Bìspuri per gentile concessione |
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