Fervono
le celebrazioni per Totò di cui
ricorrono in questo 2017 i cinquant’anni
dalla scomparsa.
Celebrazioni anche poco organizzate,
affidate a persone non adeguatamente
preparate, spesso che non hanno neppur
parlato con gli ospiti, persone che
pensano di celebrare Totò mostrando la
propria avvenenza e perché no un bell’abito,
non adatto alla circostanza, ma adatto a
spiccare sul palcoscenico, ben sapendo
che per loro è questo l’unico modo di
farsi notare.
Gente che crede che un
talk sia fatto per il conduttore e non
per l’argomento e gli ospiti. Padrone di
casa egoiste e ignoranti, attente a
sgomitare e ad ammiccare ad ospiti di
cui non sanno neppure il nome e che
disprezzano perché sono vecchi,
preparati, giustamente famosi e loro
sono giovani, famose sperano di
diventare, mantenendosi ignoranti, come
mamma le ha fatte.
Tanto di Totò chi non ha semivisto
qualche film? Ed allora sul Principe De
Curtis siamo tutti “addottorati”!
Mi sembra importante sottolineare,
permane ancor oggi una ferma volontà di
mantenere Totò in una dimensione
artistica, seppur originale e senza
tempo, però sempre ”ridanciana”, non
permettendo di riconoscere a quest’Artista
una caratura di grande attore, Principe
si, della risata però!
Sarà
perché hanno recitato insieme in un film
che è una pietra miliare del grande
Cinema: “Risate di gioia” ma io non vedo
tante differenze tra Anna Magnani e
Totò, due attori a tutto tondo, due
grandi attori punto.
A
continuare con quei clichè si fa il
giuoco di tenere Totò confinato in un
certo tipo di cinema di cassetta, e se
non gli si riconoscono i suoi grandi
meriti di attore la colpa, continuano a
dire, è del medesimo attore, che firmava
quei contratti e recitava in quei film
di “cassetta”.
E’ un
continuo svilire la grandezza
dell’attore De Curtis, che riesce ad
infilarsi, appena può al posto di Totò,
che firmava il contratto.
La
grossolanità di questi
“cinematografari”, produttori, registi,
sceneggiatori, tecnici delle luci,
montatori, segretari di produzione e via
discorrendo, che ancora oggi vogliono
schiacciare la grandezza di un attore
con la loro “ignoranza,” è pervicace.
Tra
le tante voci che ricordano aneddoti
sapidi ma risaputi, scenette con
Castellani, bravo attore che duettava
con Totò, che vengono sempre,
puntualmente mandate in onda, qualcosa
di nuovo e di diverso si è sentito.
Ecco un ricordo di Totò di tutt’altra
specie, serbato per non sciuparlo da un
gentiluomo che del Principe aveva un
rispetto affettuoso che non è venuto
meno neppur oggi a cinquant’anni dalla
sua scomparsa.
E’ un ricordo che viene da una zona
lontana da Napoli, da una città
“nordica” e pertanto ancor più poetico e
prezioso.
La persona che ce lo fornisce è un uomo
alto, dai capelli appena appena
imbiancati, alto, diritto, distinto, con
una espressione veramente bella nel bel
volto, la sua voce è da sempre definita
“confidenziale”, un artista che ha
calcato, in 70 anni di carriera,
moltissimi palcoscenici del mondo,
suscitando ovunque ovazioni calorose, ma
è un artista che sa esprimersi non solo
con la voce, ma anche con l’intelligenza
e… l’orecchio, sa scendere dal palco e
ascoltare altre voci, e capirne,
umilmente, la grandezza: un talent scaut!
Questa sua attitudine di “uomo d’Amore”
che Luciano De Crescenzo ha così ben
chiarito nei suoi tanti libri, non è
solo partenopea, è degli umani, chi la
sa preservare, coltivare, annaffiare,
dentro di sé è una persona “ricca” di
qualcosa che ha un valore inestimabile,
e di questa ricchezza interiore Antonio
Da Curtis e questo suo amico sono
veramente ben provvisti.
Questo
testimone ha un nome anagrafico poco noto: Ferruccio Ricordi, è diventato famoso
con uno pseudonimo, ma questi ricordi iniziano quando il suo nome era solo
quello anagrafico.
Ferruccio Ricordi è nato a Trieste nel 1926 ed attorno ai 10
anni era già sicuro che la musica ed il canto avrebbero fatto parte del suo
futuro.
Il
successo di Totò era già tale, alla fine degli anni ‘30 del Novecento, che le
tournèe dei suoi spettacoli si svolgevano in tutta Italia, anche a Trieste dove
solo pochi decenni prima era stanziata la corte Viennese e la lingua era quella
tedesca.
L’arrivo del grande artista destò anche l’attenzione del piccolo
Ferruccio, che aveva una gran voglia di conoscere di persona questo grande
protagonista della ribalta.
In
qualche modo il ragazzo riesce ad arrivare nel camerino dell’attore per chiedere
un autografo. Dopo essersi presentato, guidato dalle cortesi domande di Totò
esplicita quel suo desiderio nascosto, di avere un consiglio dal professionista
di successo, sulla sua voce.
Il Principe sempre attento ai giovani, gli chiede
di cantare qualcosa. Il parere dell’attore sarà positivo: “continua negli studi,
puoi riuscire” e così il Principe congedò Ferruccio.
Nel 1948 Ferruccio ormai cantante affermato si esibiva a Roma, al Jakie O. Entra
tra gli avventori il Principe, si siede ad un tavolino, riconosce il noto
cantante, dopo l’esibizione lo invita al suo tavolo.
Nasce in quel momento un’amicizia umana tra due persone, due artisti, che pur
avendo ascendenze completamente differenti erano straordinariamente compatibili,
soprattutto per l’altezza della parte poetica e sentimentale che i due uomini
condividevano.
Passano
molti anni, Ferruccio / Teddy Reno è un affermato cantante, siamo poco oltre la
metà degli anni ‘50, nell’aria si sente la musica di una nota canzone scritta
dal Principe, pressato da pene d’amore, su di un pacchetto di sigarette: “Malafemmina”.
L’idea iniziale è quella di cucire
un film attorno alla canzone che aveva un grandissimo riscontro di pubblico.
Per quest’operazione occorreva una trama sentimentale, dove inserire la Canzone
“Malafemmina” che nel film dovrà essere cantata alla perfezione, esattamente
come voleva il suo autore. Nella trama sentimentale si sarebbe inserita la parte
comica affidata a Totò, che trovò l’appoggio anche di Peppino De Filippo, per
evitare le melensaggini che potrebbero facilmente insorgere in siffatte trame.
Occorreva infine una bella attrice,
Dorian Gray, che avrebbe impersonato la protagonista. Il protagonista
sentimentale doveva per forza essere un cantante, magari anche attore, ma un
cantante bravo, soprattutto moderno, legato a Napoli, ma non alla tradizione
napoletana.
I Produttori fecero alcuni nomi ed
il Principe, che conosceva quei noti cantanti di ambito napoletano, ne indicò
uno che napoletano non era.
Fu
così che Ferruccio Ricordi, munito del suo nome d’arte che aveva adottato fin
dal 1946, fu scelto per la seconda volta dal Principe.
Era in America ed una
telefonata dall’Italia lo richiamò: “Vieni, Totò vuole fare un film con te!”,
era il 1956.
Nessuna meraviglia per Antonio De Curtis il disvelarsi del cantante
l’essere quel giovanissimo ammiratore di cui, in un camerino a Trieste, aveva
riconosciuto per primo il talento.
Ricorda ancor oggi la gioia
provata, Teddy Reno, sentendosi rinfrancato dal largo sorriso dell’attore che lo
portò in disparte dicendogli:” Vieni che ora ti insegno a cantarla”.
Come in un matrimonio Antonio De
Curtis portava all’altare della celebrità quella canzone, così sua come una
figlia, affidandola ad un uomo intelligente e generoso come lui, gliela passò
con un fil di voce e con la capacità interpretativa di un Grande Attore e con la
generosità di un Gentiluomo, punto.
Firenze 23 Agosto
2017
Emanuela Catalano
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