"
Fuori il malloppo! Totò rivuole il suo blasone "
di
Colomba Rosaria Andolfi
Egregio Signor Romano,
sicura di farLe cosa gradita, Le trasmetto, in allegato, il mio
articolo sull'atto vandalico che ha visto protagonista la tomba del
principe de Curtis. L'articolo in parola è stato già
pubblicato nella mia rubrica " La noce nel sacco" - 18.a puntata sul
periodico on-line Napoliontheroad (www.napoliontheroad.it).
Per gli Amici di Totò ho preferito titolarlo "Fuori il malloppo!
Totò rivuole il suo blasone". Colomba Rosaria Andolfi
|
Sbigottimento,
rabbia, incredulità. Ecco ciò che tanti napoletani hanno provato nell’apprendere
che la tomba del caro e indimenticabile Totò era stata profanata.
È triste
ammetterlo, ma a Napoli nemmeno più i santi, nemmeno più i defunti trovano pace.
Se nelle chiese le cassette delle offerte vengono prese di mira da spregevoli
ladruncoli, anche nei cimiteri i loculi vengono spogliati di fiori, di lampade e quant’altro da miserabili balordi.
Rubare lo stemma di famiglia sulla tomba del principe della risata è stato un
atto vandalico che ha provocato sdegno e sconforto nell’intera popolazione. Per
noi napoletani Totò rappresenta un mito. La sua comicità resta intramontabile.
Vecchi, adulti, ragazzi, bambini lo conoscono e lo adorano tutti, grazie ai suoi
film che le emittenti televisive locali continuano a trasmettere.
Chi ha potuto profanare la sua tomba?… Riesce difficile pensare che questa
ignobile bravata sia stata concepita da qualche suo concittadino, anche se a noi
napoletani è, comunque, da imputare l’incuria e l’indifferenza per il nostro
patrimonio artistico. Incuria e indifferenza che spesso acuiscono la mancanza di
rispetto e l’imbrattamento di monumenti, colonnati, facciate di palazzi storici,
ad opera di balordi che arrivano da ogni dove. Come non bastasse, adesso, gli
atti di vandalismo si estendono pure ai camposanti.
Non riesco a immaginare quale commento avrebbe fatto il principe de Curtis,
qualora avesse assistito a un simile scempio in vita. So soltanto che, anche se
in contraddizione con la sua poesia ’A livella, Totò a quello stemma nobiliare
teneva moltissimo.
Mi piace, perciò, pensare che la notizia della profanazione
della sua tomba lo abbia raggiunto nell’Aldilà e che lui, traendo spunto dalle
comicissime e geniali trovate che lo hanno visto protagonista di tanti film, si
sia subito attivato affinché quello stemma di famiglia, fatto di semplice
argilla, tornasse a dare lustro ai suoi resti mortali.
Per il grande Totò sarà
stata una vera bazzecola sconfiggere quei ladruncoli e riappropriarsi della
refurtiva; ma l’azione subita rimane oltraggiosa e certamente l’avrà amareggiato
non poco.
Chi da tempo ha lasciato questo mondo, non può sapere che oggi, in una società
libera come la nostra, dove tutto è lecito, rubare un blasone, comprare una
laurea, fare un matrimonio altolocato per fregiarsi di un titolo, sono semplici
peccati veniali. A coloro che credono ancora nei valori del passato non rimane
che affidarsi all’aiuto dei defunti. I santi sono troppo permissivi e questo,
paradossalmente, è un paese di santi.
Napoli, 5 giugno 2009
Articolo pubblicato nella rubrica “La noce nel sacco” - 18.a puntata - di
Colomba Rosaria Andolfi sul periodico on-line Napoliotheroad
(www.napoliontheroad.it)
|