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Film in B/N durata 105 min. - Incasso lire 423.664.000 (valore attuale € 9.555.785,12) Spettatori 2.615.000 Video-clip 44 sec. "Arrangiatevi" 1959 di Mauro Bolognini. Soggetto dalla commedia Casa nova... vita nova di Mario De Majo e Vinicio Gioli 1956; Sceneggiatura Leo Benvenuti, Piero De Bernardi. Produttore Cineriz, Direttore della fotografia Carlo Carlini, Musiche Carlo Rustichelli, Montaggio Roberto Cinquini, Sceneggiatore Mario Garbuglia, Direttore di produzione Oscar Brazzi, Aiuto regista Mariano Laurenti, Fonico Oscar Di Santo. Interpreti: Totò (il nonno Illuminato), Peppino De Filippo (Peppino Armentano), Laura Adani (sua moglie), Maria Cristina Gajoni (sua figlia), Cathia Caro (altra figlia), Marcello Paolini (suo figlio), Franca Valeri (Siberia), Vittorio Caprioli (Calamai), Lola Braccini (sora Gina), Mario Valdemarin (il fotografo), Achille Majeroni (il nonno istriano), Enrico Olivieri (Salvatore Armentano), Federico Collini (il monsignore), Giusi Raspani Dandolo (la madre istriana), Angelo Zanoli (il pugile), Luigi De Filippo (un soldato), Angelo Zanoni (Felice), Adriana Asti )la ragazza di Felice), Giorgio Ardisson (Romano), Antoine Nicos (il padre rettore), Piero Pastore (mastro Bruno), Leopoldo Valentini (Bossi un inquilino), Leonardo Severini (altro inquilino), Mimmo Poli (il venditore di polli) Trama: Peppino esasperato dalla coabitazione con una numerosa famiglia istriana, finisce col trasferirsi con la famiglia e col nonno (Totò) in une ex casa chiusa. I familiari sono contrari ad eccezione del nonno il cui luogo rievoca ricordi giovanili. Dopo le prime difficoltà la casa sembra portare fortuna e si risolvono molte situazioni familiari. |
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Critica: C'è un Totò in gran forma, all'altezza dei suoi giorni migliori. In mano a un altro Arrangiatevi! sarebbe diventata una farsa da caserma o un comizio. Bolognini ha saputo tenere in pugno il film facendone una commedia di costume molto seria e, nonostante l'argomento, civile. Morando Morandini, "La Notte", Milano, 3 ottobre 1939. È un film d'argomento grasso che soltanto la regia del bravo Bolognini riesce a non far scivolare quasi mai nel cattivo gusto. Non tutte le gag di questo divertissement boccaccesco sono di prima mano, ma nel complesso il film è arguto e gradevole, Gli attori sono bravi. Totò e un nonno da Oscar. Pietro Bianchi, "Il Giorno", Milano, 3 ottobre 1939.
Anche questo film trae spunto dall'attualità: la chiusura delle case di tolleranza avvenuta l'anno prima, nel 1958, per effetto della legge Merlin. Bolognini costruisce un film di solida struttura narrativa, ancorato al realismo osservativo e magnificamente interpretato ancora una volta dalla coppia de Curtis-De Filippo con rapporti invertiti: il primo la spalla del secondo. Caso che si ripeterà anche ne "La cambiale".
Vi è una evidente connessione con "Totò cerca casa", dove ugualmente, anche se in chiave comica, veniva trattato il tema assillante degli sfollati e il problema degli alloggi, che è anche il pretesto per sviluppare il garbato e gradevole apologo, tutto centrato su quegli inquilini che, per assoluta necessità, sono stati costretti, pur di avere una casa, ad andare ad abitare le "case chiuse", con gli annessi "obrobriosi cimeli".
Si respira nel film il clima preciso di quegli anni e Bolognini riesce a costruire delle psicologie e degli episodi, anche se un po' caricati per esigenze di copione, che fotografano alla perfezione il clima ancora molto clericale di quegli anni. In un racconto sempre intelligente e privo di forzature eccessive, a parte alcuni caratteri di maniera, come quello dei soldati e dei pugili o alcune cadute di stile, come la gara del tiro alla fune dei due nonni, con conseguente loro ricovero all'ospedale e relativa operazione di ernia ad entrambi, il regista sa cogliere bene quell'esatto momento in cui il passato degli anni '50 va lentamente dissolvendosi e sta per prendere corpo la società tumultuosa degli anni '60, passaggio poi descritto in forma compiuta e sublime da Fellini ne "La dolce vita".
Molto bella la prima parte, dove la vicenda si dipana lentamente, con osservazioni dettagliate e puntuali sul vissuto, fino alla scelta temeraria del capofamiglia, che dopo vari tentativi falliti, si vede costretto ad accettare la proposta del faccendiere Calamari (Vittorio Caprioli). Nella seconda lo sviluppo dell'intreccio porta il regista a previlegiare le scene di raccordo narrativo, trascurando un po' l'analisi d'insieme. In questo quadro Totò interpreta un ruolo di contorno: quello del nonno, un po' petulante, un po' litigioso e ciarliero, che nella prima parte del film risulta meno tipizzato.
Non mancano anzi i frequenti litigi con il coinquilino, il nonno dell'altra famiglia sfollata dall'Istria (Achille Majeroni), salvo poi salutarsi con le lacrime del rinpianto il giorno del trasloco. Emergono innegabili tratti di carattere nel ruolo interpretato da Totò, ma questi non si riduce mai ad essere macchietta, anche se nella seconda parte, con la sua petulanza e le sue ingenuità, tende a restringere la sua interpretazione in forme meno realistiche e più adattate all'economia generale dell'intreccio.
Formidabili i duetti con Peppino e con il nonno istriano dove per un po' fa capolino il suo volto clownesco; molto intenso e commovente, alla fine, quando implora che non vuole fare il giardiniere, rivelando tutta la sua solitudine di vecchio emarginato. Tratto da "Totò principe clown" di Ennio Bìspuri per gentile concessione |
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